Tesoro, conto da 5 miliardi per "salvare" le partecipate

Mps, Saipem, Ansaldo e Fincantieri dossier caldi. Dl Aiuti bis per l'ex Ilva e il nodo Ita da sciogliere

Tesoro, conto da 5 miliardi per "salvare" le partecipate

Almeno 5 miliardi di euro. A tanto ammonta l'assegno che dovrà staccare lo Stato per far fronte a una serie di aumenti di capitale, alcuni già ufficializzati e altri solo ipotizzati, necessari per sostenere alcune controllate di razza. Da Ita Airways a Mps, passando per Ansaldo Energia, Fincantieri e Ilva. I conti di queste società hanno mostrato delle fragilità e le ricapitalizzazioni sono un passaggio necessario per poter assicurare loro un futuro industriale. Operazioni straordinarie che dovranno essere portate avanti da qui all'autunno senza rinvii e nonostante il difficile passaggio elettorale che aspetta l'Italia dopo la fine del governo di Mario Draghi.

A sostenere alcune di queste operazioni sarà la Cdp, guidata dall'ad Dario Scannapieco. Nuovi dossier per il braccio finanziario del Tesoro (azionista di controllo con l'82,77%) che nel 2022 ha già dovuto affrontare il non semplice aumento di capitale di Saipem. Una maxi manovra da 2 miliardi necessaria dopo le perdite accusate dal gruppo sul finire del 2021 per alcune operazioni sbagliate nel green, perdite che il gruppo guidato da Francesco Caio non ha saputo in alcun modo prevedere scioccando il mercato. A metterci una pezza sono intervenuti gli azionisti forti Cdp ed Eni (che hanno il 44% circa di Saipem e per sostenerla hanno sborsato 840 milioni, 250 milioni la quota della Cassa).

Un grosso impegno per la Cdp che già nella relazione finanziaria 2021 aveva svalutato la partecipazione in Saipem per 323 milioni. Cassa è entrata attraverso il Fondo Strategico italiano in Saipem nell'ottobre 2015 (quando alla guida c'erano Claudio Costamagna e Fabio Gallia e al Fsi Maurizio Tamagnini) con un impegno di 900 milioni, valore che si è polverizzato a 170 milioni. A Scannapieco, ora, il difficile compito di affrontare una altra serie di aumenti non facili legati ad investimenti equity non proprio azzeccati.

A parte Saipem, Cdp è coinvolta anche nel possibile aumento Fincantieri (ha una quota del 71.32% con Cdp Industrie), e in Ansaldo Energia (ha l'87,6% attraverso Cdp Equity). Nel caso di Fincantieri si parla di un ipotesi di aumento tra 1 e 1,5 miliardi. Secondo gli analisti, l'operazione si renderebbe necessaria per ridurre il debito salito a 3,2 miliardi, ma la società, al momento, non ha lanciato alert specifici. Il gruppo guidato da Pierroberto Fogliero ha registrato nel semestre ricavi in aumento a 3,5 miliardi (+16%), ma un risultato negativo a 234 milioni come risultato di oneri non ricorrenti per 156 milioni e dell'aumento dei prezzi delle materie prime.

Nel caso di Ansaldo, invece, la situazione è decisamente più complicata. Il cda guidato dall'ad Giuseppe Marino nel semestre ha licenziato un risultato negativo, un pesantissimo ritorno al segno rosso, con una perdita di 442 milioni frutto soprattutto di una svalutazione di 390 milioni, e di un indebitamento di 787 milioni, nonostante ordini in crescita (440 milioni da 290). Numeri che impongono un repentino cambio di rotta. Marino si confronterà nelle prossime settimane con Cdp e stakeholder per condividere una manovra finanziaria a supporto del nuovo piano industriale.

E poi ci sono Mps, Ita e l'ex Ilva. Mps ha convocato per il 15 settembre l'assemblea per l'approvazione dell'aumento di capitale da 2,5 miliardi, 1,6 dei quali a carico dello Stato. Il secondo trimestre dell'anno si è chiuso in utile, ma gli equilibri finanziari della banca rimangono precari. Nel futuro del gruppo una cessione che nei piani del Tesoro sarebbe dovuta avvenire nel 2021.

Infine Ilva e Ita. Dopo che è saltato l'aumento di capitale riservato che avrebbe consentito all'Invitalia guidata da Bernardo Mattarella di diventare il principale azionista di Acciaierie d'Italia, il governo ha stanziato nel dl Aiuti bis, un miliardo per possibili aumenti. Il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, ha auspicato che l'intervento possa essere assecondato dal socio ArcelorMittal (attualmente in maggioranza).

Per quanto riguarda Ita (100% del Tesoro) il cda ha dato il via libera ad un aumento di capitale da 400 milioni. La somma, già autorizzata dall'Ue per il 2022, si aggiunge ai 720 milioni già erogati nel 2020 (20 milioni) e 2021 (700 milioni) per la compagnia aerea. Altri 250 milioni sono previsti nel 2023 come terza e ultima tranche.

Le tempistiche per il varo ufficiale dell'aumento prevedono l'approvazione dell'assemblea degli azionisti (forse a settembre). E infine la successiva decisione del Tesoro sull'erogazione dello stesso, nelle more della privatizzazione.

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