Il dossier Mps è già sul tavolo del ministro del tesoro, Giovanni Tria. L'obiettivo è accelerare l'uscita dal capitale dell'istituto di Rocca Salimbeni che oggi capitalizza 2,8 miliardi rispetto ai 5,4 miliardi investiti dallo Stato con la ricapitalizzazione precauzionale che lo ha portato a controllare temporaneamente il 68 per cento. Il tempo stringe anche perchè l'operazione va conclusa prima della fine del mandato di Mario Draghi al vertice della Bce atteso nell'autunno del 2019. Per questo il ministro ha intenzione di aprire il cantiere senese in autunno e starebbe concordando con la Commissione Ue e con la Bce una possibile discesa dal Monte in due tempi: prima la cessione di una parte della quota nel giro di sei-sette mesi e poi l'uscita definitiva con l'arrivo di un nuovo azionista di peso (o con una fusione) entro un anno e mezzo. Nel frattempo, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie al Giornale, il Tesoro non esclude di cambiare guida. Non per sfiducia nei confronti dell'ad Marco Morelli, che ha messo a punto il delicato piano di ristrutturazione poi approvato da Bruxelles e Francoforte, ma attuando un cambio di regìa radicale come segnale al mercato. Un riassetto che potrebbe partire dalla direzione Risorse Umane oggi guidata da Ilaria Dalla Riva, manager arrivata ai tempi della gestione del tandem Alessandro Profumo-Fabrizio Viola e gradita all'ex ministro Pier Carlo Padoan nonchè alla Fisac Cgil. Così come nel mirino di Tria, sarebbe finito anche il consigliere di amministrazione Angelo Riccaboni, ex rettore dell'università di Siena e attuale sindaco di Bankitalia.
Trovare un nuovo timoniere e soprattutto uno sposo per la banca senese non sarà impresa facile. Nè lo è navigare in acque agitate dai venti dello spread che ha determinato una leggera flessione dell'indice di solidità (il Cet1), sceso nel semestre al 13% dal 14,8% di fine 2017. I conti dei primi sei mesi comunicati al mercato ieri sono stati chiusi con un utile di 289 milioni, contro la perdita da 3,24 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. La ripresa dei profitti, in realtà, deriva più da un drastico calo di rettifiche e svalutazioni (soprattutto su crediti deteriorati) che da un aumento dei ricavi. Questi ultimi, infatti, sono diminuiti a 1,7 miliardi: -7,8% rispetto a giugno 2017 e 45 milioni in meno rispetto al trimestre precedente.
«Ci stiamo muovendo nella giusta direzione», ha commentato l'ad Morelli sottolineando la ripresa dell'attività commerciale, con conti correnti e depositi in crescita di 4,1 miliardi e impieghi alla clientela aumentati di 1,4 miliardi, grazie ai nuovi mutui. Vista la dinamica dello spread, però, ci sarà da capire «se le piccole e medie imprese decideranno di modificare i loro piani di investimenti o i consumi». Nell'arco del piano di ristrutturazione al 2021, l'istituto senese sarà «in grado di rispettare gli obiettivi di requisiti patrimoniali, nonostante operi «in un contesto di mercato senza precedenti», visto che «siamo passati da un piano di ristrutturazione pesante», ha ricordato l'ad. Quanto allo smaltimento delle sofferenze, «abbiamo superato quelle che erano le nostre aspettative, i nostri obiettivi interni e quanto negoziato con la Commissione europea», ha aggiungo Morelli. Che punta ad anticipare il target al 2021.
In
Piazza Affari il titolo ha chiuso la seduta di ieri con un calo dell'1,74% a 2,43 euro dopo essere stato anche sospeso per eccesso di ribasso. Negli ultimi sei mesi le azioni hanno lasciato sul terreno il 33,35 per cento.
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