Le banche del consorzio di garanzia sono pronte a sostenere il Monte Paschi nell'idea di alzare da 3 a 5 miliardi l'aumento di capitale, così da superare il check-up patrimoniale della Bce e rimborsare subito tutti i Monti Bond. La prospettiva ha però mandato in tilt Piazza Affari, dove il titolo di Rocca Salimbeni è crollato del 10% a quota 22 centesimi, mangiandosi 410 milioni di capitatlizzazione e riportando il valore della banca a 2,5 miliardi. La metà della possibile ricapitalizzazione. Sebbene Consob abbia vietato le vendite allo scoperto, è passato di mano l'8,9% del capitale.
Davanti alla voci circolate lunedì, il gruppo guidato da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola ha ammesso solo che, interfacciatosi con Bankitalia, sta «valutando» l'ammontare necessario per rispettare l'impegno preso con la Bce sui Monti Bond e allinearsi con il dettato dell'asset quality review.
In sostanza una decisione potrebbe essere imminente, sebbene non risulti ancora convocato il cda. Non è però chiaro se i due miliardi di cura aggiuntiva sarebbero necessari per far fronte ai crediti deteriorati (il Monte ha coperture sulle sofferenze pari al 58,8%, un livello buono ma non tra i migliori dell'industria) o ad altri strumenti di capitale. Resta poi da definire la tempistica, visto che l'operazione necessita l'avvallo di una nuova assemblea, non essendo integrabile quella del 29 aprile sul bilancio: i soci potrebbe essere riconvocati intorno alla metà di maggio, così da far scattare l'operazione a giugno.
Di certo è tempo che il vertice di Mps, in sintonia con Bankitalia, considera l'opportunità di osare di più sull'aumento, anche perché occorrono 4 miliardi solo per rimborsare i Monti Bond, interessi esclusi. Tanto che il creatore di Algebris, Davide Serra, aveva fatto i conti in tasca al Monte già la scorsa settimana, stimando che a Siena servissero 6 miliardi per allinearsi alle concorrenti. E il gran ritorno dei fondi esteri, BlackRock in testa, conferma il buon l'appeal degli istituti nazionali.
«Ci sono alcuni rumors che però valuteremo quando ci sarà l'ufficialità e quando ci saranno dei numeri su cui fondare le nostre riflessioni», si è limitata a dire la presidente della Fondazione Mps, Antonella Mansi.
Insomma, nessuna guerra. A Siena c'è però qualche «contradaiolo» che legge il fatto come la resa dei conti tra il «nuovo Mps» e Palazzo Sansedoni. L'Ente, malgrado abbia ridotto la partecipazione dal 34% al 3,1% per ripianare i debiti, ha infatti siglato un patto di sindacato con i fondi sudamericani Btg Pactual e Fintech in cui ha blindato il 9% del capitale per continuare a rappresentare il baricentro di Rocca Salimbeni: in base agli accordi, previa una clausola di gradimento incrociato, Palazzo Sansedoni proporrebbe il presidente, e i fondi l'ad. Tale blocco, interpretato come antagonista alla public company di Profumo, per non diluirsi dovrebbe però sborsare non più 270, ma 450 milioni, di cui 125 milioni in capo alla Fondazione dai precedenti 75.
Sul fronte giudiziario, il Gup di Siena ha infine ammesso Mps, Bankitalia, Consob, una settantina di azionisti e le associazioni di consumatori a costituirsi parte civile nel processo per l'acquisto di Antonveneta deciso con la gestione Mussari.
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