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Tim, bene i ricavi italiani i tassi pesano sui debiti

Dopo 5 anni il fatturato domestico è in crescita. L'esposizione cresciuta di 800 milioni in 6 mesi

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Migliorano i ricavi di Tim, con il business italiano che vede il fatturato in crescita per la prima volta dopo cinque anni. Nel dettaglio, l'azienda guidata dall'ad Pietro Labriola ha chiuso il semestre con 7,8 miliardi di ricavi complessivi (+3,8% su un anno fa) e un margine operativo lordo di gruppo a 3,1 miliardi (+4,7% in linea con l'obiettivo fissato per il 2023). Si riduce la perdita nel trimestre a 124 milioni (contro i 279 milioni del secondo trimestre 2022), mentre si allarga quella del semestre a 813 milioni (+68,3%) sulla quale pesano tuttavia oneri non ricorrenti per 437 milioni (erano 287 milioni nei primi sei mesi del 2022).

Nonostante gli investimenti del gruppo siano scesi a quota 1,7 miliardi (-6,1%) è sempre più pesante il fardello dell'indebitamento finanziario netto, arrivato a 26,2 miliardi e in crescita di 800 milioni rispetto alla fine del 2022. Un conteggio sul quale ha certo pesato l'aumento dei tassi d'interesse, anche se la società assicura che - anche in seguito alle recenti attività di rifinanziamento per 3,3 miliardi - la liquidità del gruppo è di 9,3 miliardi e permette di coprire le scadenze del debito fino a tutto il 2025. Circostanza che che non fa guardare con ansia alla chiusura della cessione della rete NetCo a Kkr, fondo statunitense che sta proseguendo i colloqui in esclusiva e presenterà una nuova offerta dopo avere già messo sul piatto 23 miliardi lo scorso 22 giugno. Il gruppo fa sapere al termine del board che sono in corso tutte le attività necessarie per arrivare a ricevere l'offerta conclusiva vincolante entro e non oltre il prossimo 30 settembre. Quest'ultimo è un tassello molto importante del piano di rilancio firmato da Labriola, ed è un passaggio che permetterebbe all'azienda di lasciarsi alle spalle lo storico problema del debito e trovare così una nuova dimensione in un mercato delle telecomunicazioni reso più complesso dagli operatori low cost e dall'inflazione.

Osservando lo spaccato del secondo trimestre dell'anno, anche grazie alla buona performance della controllata brasiliana che ha avuto ricavi da servizi in crescita del 9,5% a 1,1 miliardi, il fatturato del gruppo si è attestato a 4 miliardi di euro (+2,8%) con margine operativo lordo a 1,6 miliardi (+5,6%). E qui, come anticipato, si segnala il ritorno alla crescita dei ricavi del business domestico, che propone una lieve crescita dello 0,6% a quota 2,9 miliardi. I ricavi da servizi (calcolati togliendo i modem e altri apparecchi) si sono attestati a 2,6 miliardi e sono in via di stabilizzazione, con una differenza anno su anno pari a -0,9% (-2,4% nel primo trimestre 2023) mentre i ricavi da servizi fissi sono stabili (+0,2%). Dopo 21 trimestri anche il trend dell'ebitda (il margine operativo lordo) si è finalmente stabilizzato e ha per la prima volta un segno positivo: +0,5% a 1,1 miliardi.

Per quanto riguarda la parte consumer, l'azienda sta continuando l'opera di riposizionamento su un servizio di alta qualità: nel 2023, spiega la nota della società, «sono stati finora annunciati incrementi di prezzo selettivi per i clienti esistenti sia fissi sia mobili, con un beneficio previsto in termini di ricavi di circa 70 milioni nel corso dell'anno». Per quanto riguarda Tim Enterprise, dedicata alle soluzioni digitali per aziende e pubblica amministrazione, si segnala il buon andamento del Cloud (+13% anno su anno). Nel loro complesso, i servizi ICT hanno generato il 58% dei ricavi da servizi nel semestre.

Ieri il titolo di Tim ha chiuso in calo dell'0,49% a 0,26 euro, anche se i conti sono arrivati a mercati chiusi.

Oggi l'ad presenterà i conti alla comunità finanziaria.

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