Le tasse aeroportuali – una decina in tutto, caricate sui biglietti aerei – sono aumentate del 222% in 15 anni. Oggi incidono per il 42,2% sul prezzo dei biglietti nazionali, per il 25% sugli internazionali e per il 20-21% sui biglietti intercontinentali. Lo denuncia Umberto Solimeno, presidente dell'Ibar, associazione che rappresenta 55 compagnie aeree italiane e straniere operanti in Italia.
“L'ultima, vergognosa tassa – ha attaccato Solimeno. - è stata approvata all'insaputa di tutti alla vigilia di Natale: 2,5 euro per ogni passeggero che parte, a beneficio delle casse dell'Inps”. Il rappresentante dei vettori ha citato numeri elaborati dalla Iata (l'associazione mondiale delle compagnie aeree), secondo la quale questo nuovo rincaro costerà all'Italia una perdita di 750 mila passeggeri, una riduzione di 2.300 posti di lavoro e un calo di 149 milioni del Pil del nostro Paese. Non è stato detto però come siano stati elaborati questi dati. “Siamo stufi di fare i bancomat per il governo”, sbuffa il presidente , che ha anche richiamato la contraddizione insita in varie voci d'imposta. La tassa sul rumore, per esempio, che viene incassata dalle Regioni, solo per il 10% converge su effettivi investimenti anti-rumore, mentre il resto va a finanziare le spese più svariate. Insomma: le tasse aeroportuali sono l'equivalente di imposte e accise sulla benzina.
Quanto al traffico aereo in Italia, il segretario generale dell'Ibar, Luciano Neri, ha illustrato il rapporto dell'associazione, secondo il quale nel 2015 si sono registrati 157,2 milioni di passeggeri (arrivi più partenze), con una quota delle compagnie low cost prossima al 50%. Il rapporto Ibar viene effettuato sui 13 milioni di biglietti emessi dalle 2.200 agenzie di viaggio aderenti al circuito Iata, per un valore complessivo di 4,3 miliardi di euro. Mentre la tendenza del mercato del trasporto aereo appare in aumento in termini di passeggeri (7 milioni in più nel 2015 rispetto al 2014), il prezzo dei biglietti continua a calare, per effetto della concorrenza e del calo dei prezzi del carburante.
Ma il famoso “fuel surcharge”, caricato sui biglietti dalle compagnie quando il petrolio era a 120-130 dollari al barile è stato cancellato solo da 3-4 vettori nel mondo. Anche se il petrolio, intanto, è sceso a 30 dollari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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