Economia

20 miliardi per 3 anni di reddito M5s. Lo spreco che non dà lavoro

Tre anni di reddito di cittadinanza, i dati dell'Inps. Sono circa 20 miliardi di euro, un beneficio che ha coinvolto 4,65 milioni di italiani

20 miliardi per 3 anni di reddito M5s. Lo spreco che non dà lavoro

Tra reddito di cittadinanza (Rdc) e Pensione di cittadinanza (Pdc), stando a un report dell'Inps, sarebbero stati erogati in tutto 20 miliardi di euro in tre anni, un beneficio che ha visto coinvolti 4,65 milioni di cittadini italiani. L'importo medio erogato è di 546 euro a persona, con una grande differenza tra Rdc (577 euro) e Pdc (281 euro). Il 2021 è l'anno in cui si è speso di più, con 8,79 miliardi per 1,76 milioni di famiglie con almeno una mensilità (3,9 milioni gli italiani coinvolti). Nel 2020 si sono spesi invece 7,14 miliardi per 1,57 milioni di famiglie e quasi 3,7 milioni di persone coinvolte. Nel 2019 (tra aprile e dicembre), infine, sono stati spesi 3,9 miliardi per 1,1 milioni di famiglie e oltre 2,7 milioni di cittadini coinvolti.

Secondo i dati contenuti nel documento, più o meno il 70% dei nuclei "esordienti" nel corso del 2019 risulta ancora beneficiario a fine 2021. Proprio l'analisi numerica dei beneficiari effettuata a fine anno attesta, secondo l'Inps, che il 44,7% dei nuclei risulta composto da una sola persona, e il 67,3% di essi non comprende al suo interno dei minori. Le famiglie con disabili, invece, sono il 17% del totale. Stando alle statistiche riportate dall'Istituto nazionale di previdenza sociale, 6 nuclei su 10 hanno percepito più di 18 mensilità.

Analizzando per i nuclei beneficiari il mese di esordio nella misura e gli importi medi in quel mese e quindi a dicembre 2021, precisa il report, "si evince che tra i nuclei beneficiari a dicembre 2021 quelli da più tempo presenti nella misura hanno caratteristiche più sfavorevoli rispetto ai nuclei di recente ingresso". Il rinnovo annuale della Dichiarazione sostitutiva unica (sia per Rdc che per Pdc) e la sospensione dopo la diciottesima mensilità percepita (solo per Rdc) rappresenterebbero i momenti con maggiore turnover. L'analisi longitudinale dei beneficiari del Rdc condotta sui percettori nel trimestre aprile-giugno 2019, spiega l'Inps, "ha evidenziato che su 100 soggetti beneficiari del Rdc, quelli "teoricamente occupabili" sono poco meno di 60. Di questi: 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato, e meno di 20 sono ready to work ovvero hanno una posizione contributiva recente, in molti casi con NASpI e part-time". Ciò significa, quindi, che i beneficiari del reddito sono in gran parte lontani dal mercato del lavoro: "La misura riguarda effettivamente chi è a rischio di esclusione sociale".

Due percettori su tre risiedono al Sud o nelle Isole (67% in termini di persone, 62% di nuclei, a dicembre 2021). Ma lo squilibrio è anche spiegato, sostiene il documento,"da indicatori di disagio economico locale (alto tasso di disoccupazione, basso livello di istruzione, mancanza di servizi adeguati). È dunque il contesto a spiegare una parte dei divari dell'incidenza". Per questi motivi, quindi, la misura pare essere un supporto importante per chi vive in precisi contesti locali, contraddistinti da indicatori di disagio economico decisamente accentuati. La persistenza, in altre parole la permanenza nel beneficio, è strettamente legata alla nazionalità del richiedente, alla composizione del nucleo familiare, all'area geografica di residenza e a indicatori economici.

Nello specifico, tra le famiglie che hanno iniziato a beneficiare di tali misure tra aprile e giugno 2019, i cosiddetti "persistenti" sono prevalentemente al Sud e nelle Isole: i numeri più alti, infine, si registrano tra gli italiani e tra le famiglie con un solo componente.

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