Dopo poco meno di un anno di guerra aperta, appare quasi fatto il divorzio tra Marco Tronchetti Provera e Vittorio Malacalza, il capostipite della famiglia genovese che da super alleata si è presto rivelata una fiera oppositrice del presidente e ad di Pirelli. La separazione passerebbe tramite lo scioglimento o il ridisegno di Gpi, la scatola a monte di Camfin che, a sua volta, controlla la multinazionale degli pneumatici, e da un'Opa sulla stessa Camfin.
Le parti coinvolte, supportate dagli advisor, hanno lavorato sulle ultime «asperità» anche durante il fine settimana, a partire dalle condizioni dell'addio dei Malacalza. L'annuncio sembra atteso a breve, forse in giornata, ma nella serata di ieri sono sorte altre increspature e nodi tecnici, subito sottoposti all'attenzione dei legali anche per mettersi al riparo da possibili ulteriori contenziosi.
L'impianto del riassetto è comunque delineato: Tronchetti otterebbe, tramite lo scioglimento di Gpi, il 29,5% di Camfin, mentre i Malacalza riceverebbero il 13,19%, arrivando così al 25,56%, considerando il 12,37% che già posseggono.
A quel punto scatterebbe l'Opa: Tronchetti consegnerebbe la propria quota a una società-veicolo ad hoc, seguito da Massimo Moratti (2,5% di Camfin) e dalla famiglia Acutis (8%). La newco, forte di una presa superiore al 40%, farebbe pertanto scattare l'Opa obbligatoria, previo l'ingresso nel capitale di Intesa Sanpaolo, Unicredit e del fondo Clessidra di Claudio Sposito. Probabile, inoltre, che sia Ca' de Sass sia Piazza Cordusio siano chiamate a finanziare un deal complesso, che pare però ora essersi sbloccato complici i solidi rapporti che l'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, intrattiene con i due contendenti. L'assenso dei Malacalza, che dovranno decidere come valorizzare il proprio 25,5%, dipende naturalmente da quale sarà il prezzo dell'Opa, anche se da Genova continua a trapelare come le condizioni del divorzio da Tronchetti siano vissute più come «un punto di orgoglio» che non come una partita squisitamente economica.
Tronchetti dovrebbe poi procedere all'accorciamento della catena di controllo che discende da Mtp fino a Pirelli, grazie alla prevedibile fusione tra la newco e Camfin.
Il passo successivo potrebbe poi essere lo scioglimento anticipato del patto di sindacato di Pirelli (45,5%), che scade nell'aprile del 2014, e dove, oltre a Camfin, sfilano: Mediobanca, Edizione, Unipol-Fonsai, Generali e Allianz. Questa mattina la parola torna alla Borsa: da fine aprile Camfin ha guadagnato il 20% e Pirelli il 25% dalla metà dello scorso mese.
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