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Trump fa lo sconto alla Cina sui dazi

Esentati 400 prodotti. Per la Fed un bazooka da 1.500 miliardi

Trump fa lo sconto alla Cina sui  dazi

Nel giorno in cui Donald Trump porge a Pechino il ramoscello d'ulivo, esentando temporaneamente dai dazi più di 400 prodotti cinesi per un valore di 250 miliardi di dollari, la Federal Reserve prosegue nell'opera di contrasto alla crisi di liquidità con un altro intervento - il quarto consecutivo - da 75 miliardi sul mercato dei pronti contro termine. «Operazioni temporanee», aveva minimizzato mercoledì il presidente della banca centrale Usa, Jerome Powell. Così non sembra. Il problema potrebbe essere di ben altra portata, soprattutto alla luce dell'annuncio di ieri con cui la filiale newyorchese di Eccles Building ha rivelato un piano per iniettare sul mercato 75 miliardi al giorno fino al prossimo 10 ottobre.

A conti fatti, uno sforzo complessivo di 1.500 miliardi che mal si concilia con un provvisorio problema di credit crunch legato alle scadenze fiscali o alle ultime, robuste emissioni di titoli del Tesoro. Di sicuro le banche, a causa delle norme più rigide introdotte in seguito alla Grande crisi, preferiscono evitare rischi in momenti di stress. E questo potrebbe essere un problema. Sotto un certo punto di vista, la Fed sembra però voler rassicurare i mercati che terrà il sistema finanziario oliato con l'introduzione di qualcosa che assomiglia a una struttura di aste pronti contro termine con cadenze regolari. A detta di Goldman Sachs potrebbe essere il primo passo per l'introduzione di un programma di acquisto titoli da almeno 15 miliardi al mese, destinato a gonfiare il bilancio dell'istituto centrale di 180 miliardi l'anno. Un'opzione molto più praticabile di un azzeramento dei tassi. Quanto sta accadendo getta tuttavia qualche ombra sul reale stato di salute dell'America. La stessa mossa di The Donald di rimuovere una tranche di dazi sulle merci cinesi, se da un lato appare un gesto di distensione in vista della ripresa dei negoziati con Pechino a inizio ottobre, dall'altro potrebbe essere il segno che il duello commerciale sta facendo male agli crescita Usa.

Una vulnerabilità che la Casa Bianca non ammetterà mai. Ieri il tycoon, che definisce «un battibecco» lo scontro con Pechino, ha rifatto lo spavaldo: «La Cina vuole un accordo più degli Usa, visto che incassiamo miliardi di dollari in dazi».

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