Trump mette in moto il dopo Nafta

Accordo Usa-Canada-Messico da 1.200 miliardi su automobili e lattiero-caseario

Trump mette in moto il dopo Nafta

Addio Nafta, nasce l'Usmca. L'acronimo è orribile, ma sintetizza l'intesa commerciale raggiunta in zona Cesarini tra Stati Uniti, Canada e Messico. Almeno per una volta, Donald Trump ha smesso la corazza del guerriero da trade war e ieri si è presentato raggiante nel Rose Garden della Casa Bianca. Roba da grandi occasioni, insomma, da sfruttare per bene ora che l'appuntamento con il voto di mid-term si avvicina. «Ho mantenuto un'altra delle mie promesse elettorali», ha detto un tycoon visibilmente soddisfatto. Anche perché trovare l'accordo con due vicini di casa scomodi non era semplice. I negoziati hanno infatti rischiato fino all'ultimo di naufragare. «L'accordo governerà quasi 1.200 miliardi di dollari di commercio, il che lo rende il più grande accordo commerciale nella storia degli Stati Uniti», ha spiegato The Donald.

L'United States-Mexico-Canada Agreement (Usmca, appunto) ridisegna le relazioni commerciali trilaterali di un'area che conta circa 500 milioni di persone ed è soggetto alla cosiddetta clausola del tramonto che stabilisce una durata di 16 anni, ma con la possibilità di una revisione dei contenuti dopo sei anni. L'obiettivo è quello di eliminare gradualmente le barriere alle importazioni e facilitare il movimento intra-area di beni e servizi tra i territori delle parti. Tra i punti centrali dell'intesa, la possibilità concessa agli Usa di entrare nel mercato lattiero-caseario canadese, pesantemente protetto da un sistema di gestione delle forniture (con tariffe sui prodotti che oggi possono arrivare fino al 300%), e le concessioni Usa sul processo di risoluzione delle controversie. Un altro aspetto-chiave riguarda il settore auto: secondo quanto riporta una lettera d'accompagnamento del patto, l'accordo esenterà la gran parte dei prodotti canadesi e messicani dai dazi del 25% sulle importazioni di automobili minacciati da Trump. Il premier canadese Justin Trudeau ha sottolineato che proteggere il settore delle quattro ruote fosse tra le priorità «core» di Ottawa e che «non ci sono dubbi» che i negoziati con la Casa Bianca abbiano rappresentato una sfida. Restano però in vigore le misure punitive introdotte da Trump sull'acciaio e l'alluminio canadesi. Per ora, il leader Usa si è limitato a suggerire una loro eliminazione se verranno fissate delle quote, nonostante abbia definito Trudeau «un brav'uomo che ama il popolo del Canada. Ci sono state molte tensioni fra lui e me, ma ora è tutto risolto».

Per un'intesa trovata, altre invece sono ancora tutte da definire. L'inquilino della Casa Bianca è infatti tornato ad ammonire l'Europa. «Senza un accordo con la Ue, con rispetto imporremo dazi sulle auto» in arrivo dall'Europa negli Stati Uniti. E se un patto non ci sarà, «faremo più auto in casa», ha aggiunto. Trump sembra quindi voler mantenere la tattica negoziale usata finora, convinto che Bruxelles si piegherà. Dopo la minaccia di tassare del 25% le auto importate negli Usa, «finalmente hanno cambiato idea; ci hanno chiamato dicendo di volere trattare. Vedremo come andrà. Credo che sarà un successo».

Porte chiuse, invece, a una riapertura delle trattative con Pechino. «La Cina vuole parlare con noi. Anche noi lo vogliamo fare ma in questo momento è troppo presto». Anche ieri, il leader americano è tornato a minacciare dazi aggiuntivi per 267 miliardi di dollari sulle importazioni del Dragone.

Il 24 settembre Washington ne ha introdotti per 200 miliardi e tra luglio e agosto per altri 50 miliardi. Pechino ha risposto all'ultima mossa con dazi su 60 miliardi di dollari di importazioni americani e nel corso dell'estate con tariffe doganali su 50 miliardi di importazioni Usa.

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