Atene fa dietrofront. Rinuncia a pagare la tranche da 300 milioni di euro, che domani avrebbe dovuto versare nelle casse del Fondo monetario internazionale, e ripiega su un pagamento da 1,5 miliardi che accorpa le quattro tranche e che salderà solo a fine mese. Il ministero delle Finanze ellenico ha invitato i creditori a sottoporre proposte "più realistiche" di quelle presentate ieri a Bruxelles al premier Alexis Tsipras. "La Grecia ha ricevuto aiuti generosi, la situazione stava migliorando, poi con le elezioni politiche è tornata indietro - tuona la cancelliera tedesca, Angela Merkel - ora serve che torni verso la crescita".
La Grecia rifiuta le proposte dei creditori: tagli alle pensioni, aumento dell’Iva e riforma del mercato del lavoro. Proposte che varcano quelle che lo stesso Tsipras ha definito "linee rosse" e che, seppure non confermate ufficialmente, sono state sufficienti a mandare su tutte le furie larga parte di Syriza. La proposta comune di Ue e Fmi richiede innanzitutto un taglio della spesa per pensioni pari all’1% del Pil che passi per l’eliminazione del cosiddetto "Ekas", un’agevolazione per i pensionati più poveri. Solo tale taglio consentirebbe a Tsipras di risparmiare 800 milioni di euro solo nel 2016. Il premier ellenico, però, tradirebbe così una delle principali promesse fatte agli elettori, ovverno non effettuare nuovi interventi sulle pensioni. Altri tagli chiesti dalla (ex) Troika farebbero saltare i sussidi per i carburanti e un aumento dei contributi dei cittadini alla spesa sanitaria. Quanto all’Iva, il piano sottoposto a Tsipras prevederebbe un aumento dell’11% dell’imposta sul valore aggiunto sui farmaci, laddove per altri beni, inclusa l’energia elettrica, l’imposta salirebbe al 22%.
Tra le richieste della Troika ci sono anche obiettivi ambiziosi sul piano delle privatizzazioni. Ad Atene è stato domandato di mettere sul mercato i porti del Pireo e di Salonicco, l'operatore di telecomunicazioni Ote, la Hellenic Petroleum (maggiore raffineria del paese), l’operatore di rete elettrica Admie e il complesso aeroportuale Hellenikon. Una lista che include asset (in particolare Hellenikon e Admie) alla cui privatizzazione Syriza non ha mai smesso di opporsi. Il punto dove però Tsipras rischia di doversi rimangiare una delle sue principali promesse elettorali è la riforma del mercato del lavoro. Bruxelles e Washington esigono infatti che il premier ellenico desista da ogni iniziativa unilaterale per il ripristino della contrattazione collettiva e per l’innalzamento del salario minimo. Tutti bocconi durissimi da digerire per i parlamentari di Syriza. Tanto che, secondo il ministero delle Finanze, il programma "non può risolvere" 538em;"> la crisi ma "aumenterebbe la povertà e la disoccupazione".
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