Alexis Tsipras ha ricevuto da Matteo Renzi una cravatta in dono (sorta di metafora dell'impiccato) e una pugnalata alle spalle (dietrofront alla rignanese sull'austerity), eppure dall'ex premier italiano sembra aver mutuato un paio di abitudini: non tener conto dei pareri altrui anche se sono maggioranza, come avvenuto col no dei greci al referendum sulle manovre lacrime e sangue imposte dalla Troika; ed elargire qualche spicciolo ai bisognosi, resi ancora più bisognosi dalle misure draconiane adottate.
Così, anche se alle elezioni elleniche dell'autunno 2019 mancano un paio di anni, il primo ministro leader di Syriza si porta avanti col lavoro facendo una cosa «de sinistra»: trovandosi in tasca un miliardo di euro, frutto di un avanzo primario (il saldo tra entrate e uscite al netto della spesa per interessi) pari al 2,2% del Pil e quindi superiore ai desiderata di Ue, Bce e Fmi, decide di impacchettarlo sotto forma di cedola natalizia da far trovare sotto l'albero ai poveri. Una misura che sembra la copia carbone dei celeberrimi 80 euro renziani: poco o punto efficaci per rinsanguare i consumi privati, magari forse più adeguati per saldare parte dei debiti e di dubbia utilità ai fini elettorali.
Tsipras deve però pur tentare qualcosa per colmare i 5 punti di distanza che separano il suo partito da Nea Demokratia, nonostante una crescita economica prevista quest'anno al 2%. Anche a costo di far arricciare qualche naso a Francoforte e Bruxelles, dove il regalo miliardario potrebbe essere malvisto in un momento in cui ancora dev'essere chiusa la seconda fase del salvataggio. Tanto per cambiare, con una nuova ondata d'austerità in arrivo. Atene è da anni impegnata in una partita circolare: in cambio di riforme pesantissime (sanità, pensioni, stipendi), prende soldi altrui che poi deve puntualmente girare subito per far fronte ai propri impegni finanziari. I miliardi ottenuti finora non sono però riusciti a scalfire la montagna del debito, considerato insostenibile perfino dall'Fmi, e della cui ristrutturazione si comincerà a discutere non prima che sia stato mandata in porto la fase due del salvataggio.
Rispetto a qualche mese fa, Tsipras ha però una carta in più da giocare. Può infatti spendere le parole usate da Donald Trump per definire la Grecia: «È il nostro miglior alleato». Visti i rapporti tesi tra Washington e la Turchia c'è da credergli, considerata la posizione strategica occupata dal Paese di Socrate nel Mediterraneo.
Alla fine, il dividendo succoso che Atene potrebbe presto staccare è quello con gli Usa sotto forma di una maggiore cooperazione a livello commerciale e militare. Un vero e proprio ribaltone rispetto agli scenari di un paio di anni fa, quando una Grecia in gravissima emergenza sembrava destinata a concedersi all'abbraccio interessato con la Russia di Vladimir Putin.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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