Tutte le Cenerentole di Piazza Affari

La Borsa corre, ma c'è chi resta indietro: molti i titoli dimenticati dal mercato. Ora qualcuno potrebbe ripartire

Tutte le Cenerentole di Piazza Affari

Piazza Affari brilla in Europa con l'indice dei 40 principali titoli, Ftse Mib, che da inizio anno guadagna il 17%, (che diventa +50% nell'arco degli ultimi 12 mesi), quattro volte tanto l'Euro Stoxx 50 (da gennaio +4% e nei dodici mesi +30%). Ma, nonostante lo scenario per una volta entusiasmante,a Palazzo Mezzanotte non mancano le Cenerentole, ovvero quei titoli rimasti indietro rispetto al rally 2014 della Borsa italiana. Alcuni anche tra i super-big, come Eni («solo» +4,3% da inizio anno nonostante la maggioranza degli analisti sia positiva sul titolo) o Parmalat (+0,9%), esclusa dal fermento che ha investito il made in Italy nel comparto alimentare. E non mancano le sorprese.
Tra queste non si possono contare i titoli del lusso, deboli, ma provenienti da un 2013 assai brillante; e nemmeno quelli dei media, notoriamente alle prese con il ritmo più contenuto del loro settore (Mondadori da inizio anno sale dell'1,5%, Mediaset del 6,9%, mentre su Cir (-1%), pesa anche il piano di ristrutturazione di Sorgenia). Ci sono tuttavia una serie di performance anomale rispetto alle attese dei broker, ai dati di bilancio e alle indicazioni sul 2014 che vale la pena di segnalare. È lecito infatti chiedersi se queste Cenerentole di Palazzo Mezzanotte siano o meno destinate ad adeguare il proprio ritmo di marcia a quello fino ad oggi mostrato dal listino. E in quali tempi.
A iniziare da due delle grandi promesse del 2014: Campari (lo era per gli analisti di Equita, che oggi consigliano «hold» con un target di 5,7 euro) e Buzzi Unicem (piaceva a Banca Imi e Intermonte). Il noto gruppo dell'aperitivo rosso ha registrato, da inizio anno, un modesto +0,2%. Colpa probabilmente della maggiore prudenza dimostrata dai manager: la società continuerà ad espandersi, ma senza fretta. Buzzi Unicem (+7,3%) al contrario, dopo un inizio d'anno piuttosto altalenante, ha ripreso vigore con la pubblicazione dei dati 2013 e l'avvio di un processo di consolidamento nel settore cementiero internazionale.
Vi è poi una pattuglia di titoli industriali ancora fermi, di fatto, ai blocchi di partenza nonostante i solidi fondamentali, le attese positive sui prossimi mesi, le valutazioni favorevoli dei broker e, per alcuni come Pirelli (-7%), l'appeal speculativo (che ha spinto per mesi le quotazioni della Bicocca, ma ora è venuto meno). Tra questi si possono citare Danieli (-3%), Tesmec (-2,8%), Gtech (+0,8%), Cnh (+0,7%) e Astaldi (+3,3%, tornata comunque a brillare, dopo un avvio piuttosto lento, con la comunicazione dei dati 2013). Quanto a Tenaris (+2,3%) potrebbero pesare le incognite sui contenziosi (quello con il fisco italiano per 528 milioni e quello con il Venezuela sul risarcimento di asset espropriati), tuttavia a giudizio di alcuni esperti come Equita (buy a 19 euro), il mercato starebbe sottovalutando le potenzialità di sviluppo del gruppo legate alla liberalizzazione del mercato petrolifero messicano e al rafforzamento delle attività nello shale gas.
A stupire, nel generale entusiasmo sul comparto finanziario, sono i freni a mano tirati da Generali (-0,7%) e Cattolica Assicurazioni (-3%), nonostante la salute del comparto, le indicazioni e le valutazioni positive. In particolare colpisce l'andamento del Leone di Trieste, ancorché abbia corso molto (+37%) negli ultimi 12 mesi, ben distante da quello di Mediobanca (+31,6% e comunque +117% dalla primavera scorsa).

Per anni i destini borsistici dei due gruppo erano legati a doppio filo (non è un caso che il 13,4% del capitale della prima compagnia assicurativa italiana in mano a Piazzetta Cuccia valga all'incirca la metà della capitalizzazione della merchant bank). Forse, tutto sommato, con il mercato che inizia a guardare a Piazzetta Cuccia come banca e non più (o meglio non solo) come incrocio di strade e poteri, l'era dei salotti e dei salottini è davvero terminata.

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