Twitter si prepara ad aprire le ali a Wall Street e intensifica i contatti con le banche. Il momento non potrebbe essere migliore - con Facebook finalmente ritornata sopra ai 38 dollari dell'Ipo del maggio del 2012 e la febbre degli investitori per tutto ciò che attiene ai social network e alla pubblicità via cellulare - la strada per il debutto in Borsa appare infatti spianata. Dovrebbe essere ormai questione di pochi mesi: i più scommettono per un approdo sul Nasdaq entro i primi mesi del 2014.
E a poco valgono le smentite ufficiali del presidente Dick Costolo, tanto più che i fondi (Twitter è partecipata per un miliardo da capitale di rischio) premono per una via d'uscita. Inoltre, i segnali di un'Ipo in rampa di lancio sono fin troppo evidenti soprattutto per quanto riguarda le assunzioni mirate in ruoli chiave in caso di quotazione: dal cfo Mike Gupta, ex Zynga a Cynthia Gaylor, ex investment banker di Morgan Stanley, a cui è stato affidato lo sviluppo aziendale. Non solo.
Secondo fonti vicine all'operazione, proprio in questi giorni, il top management avrebbe avviato le trattative preliminari con le maggiori banche d'affari.
E in fila ci sono tutti i più grandi istituti: JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Citigroup, Bank of America e Credit Suisse. Twitter, memore del discusso flop di Facebook, vorrebbe mantenere un basso profilo. Ma certo non sarà un'impresa semplice. Attualmente le valutazioni della società viaggiano sui 10 miliardi di dollari, 17 volte circa i ricavi stimati per fine anno (583 milioni). Inoltre è bene ricordare il caso di Facebook che, spinta dalla febbre da Ipo e da un'aggressiva campagna messa in atto dalle banche (Morgan Stanely è stata multata per 5 milioni per aver esercitato «un'influenza impropria» sugli analisti), in poco tempo era passata da 28 a 38 dollari per azione pari a una valutazione complessiva di 104 miliardi (23,7 volte il fatturato e oltre 100 volte circa gli utili). Tutto ciò, salvo poi affondare in Borsa e innescare infuocate polemiche sulla quotazione.
Per evitare questo, c'è già chi consiglia a Twitter di seguire l'esempio di Google che ha deciso di tenere a freno i prezzi e ridurre il peso delle banche in fase di determinazione del prezzi utilizzando l'asta olandese.
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