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Ubi scarica Mps: «Fusione esclusa»

Il gruppo va in attivo ma cade in Borsa. Massiah: «Colpa degli hedge»

Ubi Banca si chiama fuori dal risiko e in particolare dal dossier Mps. A dettare la linea è stato l'ad Victor Massiah, nel giorno della presentazione del bilancio 2015, che ha sancito il ritorno all'utile (116,8 milioni contro la perdita pesante dello scorso anno di 725,8 milioni) e al dividendo (11 cent per azione). Il quarto trimestre ha però segnato una perdita di 45,2 milioni e, in una giornata drammatica per tutta Piazza Affari, il titolo ha perso il 12,1% a 2,97 euro dopo essere stata sospesa).«Escludo un merger in questo momento» con il Monte Paschi, ha detto Massiah precisando che «non ci sono le condizioni». Tuttavia, «nella vita sono abituato a non escludere niente e quindi non si sa mai. In questo momento, però, abbiamo deciso di concentrarci su noi stessi». Massiah ha poi ammesso che Ubi ha anche «fatto dei colloqui» con le banche interessate al consolidamento, ma ad oggi non «sono possibilità». Il riferimento è all'ipotesi, auspicata dal governo ma poi tramontata, di una fusione a tre con Bpm e Mps: restando in orbita Siena al momento il Tesoro non ha intenzione di cedere il suo 4,02%.Massiah ha poi collegato il tonfo di Ubi in Borsa con le speculazioni dei fondi arbitragisti che stanno speculando sul prezzo del diritto di recesso previsto dalla trasformazione in Spa. «Non si aspettavano una riduzione dello spazio del diritto di recesso» al 10% e per questo «hanno scatenato una reazione inorridita» in Borsa. «Non erano fondi normalmente investiti ma entrati poco prima dell'assemblea pensando di fare soldi facili». Infine, si è detto dispiaciuto «per una sola categoria di soci, quella filosoficamente innamorata della Popolare che ha receduto per la trasformazione in Spa».Bpm e Banco proseguono intanto il lavoro di rifinitura sul piano di fusione già presentato a Bce e Bankitalia: sebbene non ancora convocati, i cda potrebbe tenersi domenica.

L'operazione si prospetta alla pari con una valutazione ai fini del concambio vicini al 50%: una azione Banco ogni 12 Bpm. Dalle nozze nascerebbe la terza banca alle spalle di UniCredit e Intesa Sanpaolo con 2.500 sportelli e un patrimonio che supera i 13 miliardi a fronte di quasi 10 miliardi di sofferenze.

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