Ubs, l'Ipo di Facebook costa 300 milioni

Facebook, l'ipo del secolo, si è trasformata in una specie di incubo per banche e organismi finanziari. Tra le vittime c'è anche il colosso bancario svizzero Ubs. Ieri la società elvetica ha comunicato che nel secondo trimestre il suo utile netto è calato del 58% a 481 milioni di franchi svizzeri (400 milioni di euro). Sui conti ha pesato la debole performance della divisione investment bank per le difficili condizioni di mercato ma anche a causa della perdita da 349 milioni di franchi (290 milioni di euro) imputabili all'Ipo del social network. Per questo Ubs vuol fare causa al Nasdaq.
In pratica è successo che Ubs ha ricevuto numerosi ordini da parte dei clienti desiderosi di acquistare le azioni di Facebook che al momento dell'esordio in Borsa schizzarono, ma solo per pochi minuti a 42 dollari, dai 38 del collocamento. Ma, a causa di errori operativi da parte del Nasdaq, gli ordini fatti dalla banca svizzera sono rimasti non confermati per molte ore dopo che il titolo aveva cominciato ad essere trattato. Il Nasdaq ha alla fine evaso tutti gli ordini ma, dato che il titolo il giorno del collocamento è terminato ai prezzi di esordio, Ubs si è ritrovata ad acquistare molte più azioni di quante ne avevano ordinate i clienti che nel frattempo avevano cancellato gli ordini. Insomma un pasticcio infinito dovuto al sovraccarico del listino e a problemi tecnici. Sebbene non vi possa essere certezza riguardo al valore dell'indennizzo ottenibile, Ubs ha specificato di voler richiedere il risarcimento per l'intero importo della perdita.
Quanto ai conti, Ubs ha dimezzato la performance rispetto allo scorso anno deludendo le attese.

La banca non vede la fine della crisi e ritiene che gli alti debiti degli stati nazionali continueranno ad a esercitare un forte impatto sulla fiducia dei clienti e sulla redditività per tutto il 2012. Quanto a Facebook, il titolo ha toccato nuovi minimi a 21,75 dollari, il 40% sotto al prezzo di collocamento.

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