Si scalda la corsa per la rete a banda ultralarga, ossia la fibra ottica che l'Italia sta aspettando da anni. Ora però i tempi sono maturi. L'avvento di Netflix, la tv online che si scarica come una app su tutti i dispositivi mobili, ma anche sulle smartTv, e i molti servizi accessibili online rendono la rete in fibra ottica una infrastruttura necessaria per l'ammodernamento del Paese. Sulla rete si gioca anche il futuro delle società di telecomunicazioni in Italia.
Dunque non c'è da stupirsi se l'ex-monopolista Telecom voglia gestire in piena autonomia la partita. Il problema è che anche gli altri gestori, Vodafone in testa, vogliono giocare la loro parte. Gli inglesi infatti, leader nella telefonia mobile, ben conoscono l'importanza della banda ultralarga per la diffusione di servizi di tlc a valore aggiunto. Ecco perché stanno facendo di tutto per portare a casa alleanze per la realizzazione della rete ultralarga. Il problema è che la Telecom - saldamente guidata da un presidente di peso quale Giuseppe Recchi e da uno dei top-manager della nuova generazione che si sono imposti in questi anni, l'ad Marco Patuano, e forte di un nuova compagine di grandi azionisti - non ha nessuna intenzione di stringere accordi proprio con quello che è, da quando si chiamava Omnitel, il suo più acerrimo rivale.
Quella entrante potrebbe essere una settimana decisiva per i destini delle alleanze sulla rete. Entro fine mese Metroweb dovrà scioglere le riserve sul pre-accordo stretto con Vodafone e Wind quando Telecom sembrava tagliata fuori da una possibile alleanza. Metroweb, controllata per il 53,8% da F2i, il fondo infrastrutturale partecipato da Cassa depositi e prestiti e dalle banche, e partecipata dal Fondo strategico italiano a maggioranza Cdp (46,2%), doveva, secondo le intenzioni dell'ex-presidente Franco Bassanini, divenire il veicolo per la realizzazione della rete in fibra ottica in Italia. L'idea era quella di una grande alleanza tra tutti i gestori di tlc, Telecom compresa. Ma l'ipotesi della grande Metroweb non è mai piaciuta a Telecom che ha così deciso di proseguire in solitudine negli investimenti per la rete.
Cdp ha però recentemente cambiato presidente. Bassanini ha ceduto la poltrona a Claudio Costamagna e così anche le strategie sono cambiate con Metroweb che ha chiesto a Telecom di riprendere in mano il dossier per una possibile alleanza. Mossa che ha obbligato Vodafone a cambiare strategia. E dato che anche Enel potrebbe essere della partita per la realizzazione della rete in fibra, specie in zone poco appetibili, quelle dette a «fallimento di mercato», gli inglesi puntano ad una alleanza con la società guidata da Francesco Starace. Secondo Aldo Bisio, ad della controllata italiana, per valorizzare i fondi pubblici, pari a 2,2 miliardi, per la rete in fibra ottica nelle aree a fallimento di mercato sarebbe utile «un veicolo che faccia da capofila degli investimenti pubblici».
Quanto alle aree più appetibili e dunque di maggior concorrenza, Bisio ha detto di essere in attese delle decisioni di Metroweb, previste per l'appunto entro il fine settimana. La società controllata da F2i a sua volta attende le valutazioni di Telecom che ha ripreso in mano il dossier per una possibile acquisizione della sua rete. Recentemente Franco Bassanini, ex presidente di Cdp e ora consulente del premier Renzi per la banda ultralarga, ha riaperto uno spiraglio (su Metroweb) anche per i concorrenti di Telecom. La sensazione è che comunque toccherà all'ex-monopolista decidere i destini dello sviluppo della banda ultralarga che dovrà portare almeno 30 megabyte di velocità di navigazione al 100% della popolazione entro il 2020, come richiesto dalla norme europee.
È la quota di capitale di Metroweb che fa capo al fondo F2i, mentre il restante è di Fsi della Cdp
Sono, in miliardi, i fondi pubblici messi a disposizione degli operatori a determinate condizioni
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