Il treno di Unicredit non conosce fermate. Il gruppo bancario guidato dal ceo Andrea Orcel, infatti, ha chiuso il primo trimestre dell'anno con un utile netto di 2,6 miliardi, in crescita del 24% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Un risultato che si origina da ricavi lievitati del 7,4% a 6,4 miliardi, sul quale pesano per 3,6 miliardi (+8,5%) il margine d'interesse e per 2,1 miliardi (+3,3%) le commissioni. Risultati che hanno tirato la volata al titolo in Borsa (ieri +3,5% a 36 euro) che ha sfondato i 60 miliardi di capitalizzazione, portando Unicredit in un club dell'eurozona ristrettissimo che comprende solo Intesa Sanpaolo, Bnp Paribas e Banco Santander. Nonostante questo risultato, però, il ceo ha detto che l'attuale valutazione «è lontana dal riflettere il valore reale dell'istituto».
«Unicredit è sulla buona strada per continuare a raggiungere risultati eccezionali», ha commentato Orcel. «Questo risultato è stato supportato da un contesto nettamente migliorato per le commissioni» e per gli asset in gestione. Merito, prosegue il numero uno di Gae Aulenti, «della nostra attenzione per i clienti e verso le nostre fabbriche prodotto tradottosi in uno slancio commerciale eccezionale». I risultati, del resto, sono andati ben oltre le aspettative del consensus che prevedeva un risultato poco oltre i 2,1 miliardi. Ne è conseguito che il gruppo ha alzato la guidance finanziaria per quest'anno, dal quale si aspetta profitti superiore agli 8,5 miliardi. Migliorano le prospettive anche per gli azionisti: nel 2025 e nel 2026, infatti, le distribuzioni medie annue saranno superiori a quelle per il 2024. Confermato anche il payout (la quantità di utile distribuita agli azionisti) che sarà almeno al 90%, con la parte cash ad almeno il 40% e il resto con buyback azionari.
Immancabili le domande sullo shopping, dal momento che l'istituto siede su un eccesso di capitale di oltre 6,5 miliardi (al netto delle nuove regole di Basilea IV che entreranno in vigore l'anno prossimo) «che restituiremo ai nostri azionisti nei prossimi tre anni, se non lo impiegheremo in altra maniera». Orcel, intervistato da Class Cnbc, ha poi ripreso un concetto già espresso in altre occasioni: verranno fatte acquisizioni solo se «aggiungono valore per noi e per il target». Se verranno identificati obiettivi con questi requisiti, « le faremo e rapidamente», ma se non «aggiungono valore, perchè troppo care o perchè non esistono opportunità, non le faremo e ricompreremo le nostre azioni».
Infine, quanto all'esposizione alla Russia: «ogni singola banca europea» ha ricevuto una lettera «con cui la Bce ha chiesto di ridurla». Negli ultimi 2 anni Unicredit l'ha ridotta «di 5,6 miliardi o 91%» e «andrà praticamente a zero nei prossimi 15-18 mesi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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