Unicredit fa 1.200 tagli. Accordo con i sindacati

Previsti 725 nuovi assunti, Orcel: "Più vicini ai territori". Caso Bnl, la tensione rimane alta

Unicredit fa 1.200 tagli. Accordo con i sindacati

Unicredit ha raggiunto un accordo con i sindacati per gestire le ricadute occupazionali del piano industriale presentato lo scorso dicembre dall'ad Andrea Orcel. Prosegue, invece, il braccio di ferro tra i rappresentati dei lavoratori e Bnl.

Unicredit ha firmato con Fabi, First Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin un'intesa che prevede 1.200 nuove uscite volontarie e incentivate entro il 2024 a fronte di 725 assunzioni tra filiali e digitale nel triennio da sommarsi alle 775 residue dell'accordo del 2020, per un totale di 1.500 ingressi. I mille contratti di apprendistato in essere saranno inoltre nel tempo confermati in contratti a tempo indeterminato.

«Sono molto soddisfatto e ringrazio le sigle sindacali per il confronto costruttivo e il loro significativo contributo al risultato ottenuto», ha detto Orcel secondo cui l'accordo è un «traguardo» che consentirà di «rafforzare la nostra vicinanza ai territori in modo socialmente responsabile e favorire un importante ricambio generazionale», anche in vista degli ulteriori investimenti digitali previsti dal piano Unicredit Unlocked.

Parole di plauso dai maggiori sindacati. Per Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, l'intesa segna «la netta inversione di tendenza» nelle relazioni sindacali e nella centralità dell'Italia nella strategia del gruppo rilevata rispetto alla gestione di Jean-Pierre Mustier. «Il recupero del territorio con il contatto diretto con le famiglie e le imprese, quasi abbandonato nella precedente gestione, con Orcel viene riconquistato e questo non può che fare bene al gruppo», ha detto Sileoni a Radio 24 evidenziando come il piano di assunzioni dimostri che «il fattore umano è fondamentale in una banca che cambia» e anche nello sviluppo strategico del fintech. Parole che potrebbero esser profetiche in vista del piano industriale di Intesa Sanpaolo in agenda tra una settimana. Pierpaolo Merlini, segretario nazionale di First Cisl ha sottolineato come il rapporto tra entrate e uscite sia «tra i più favorevoli del settore», mentre Massimiliano Lanzini, segretario di Unisin Confsal, e Rosario Mingoia, segretario di Unicredit Uilca, sono soddisfatti per il ritorno degli investimenti in Italia. L'intesa sindacale è giunta alla vigilia dell'ok del cda ai conti: il consensus degli analisti prevede utili per 1,6-1,8 miliardi (2,85 miliardi la stima precedente) e un rosso stimato di 1,1-1,3 miliardi nel quarto trimestre a causa di costi integrazione e perdite da investimenti.

Ancora alta tensione, invece, su Bnl. La banca romana guidata da Elena Goitini, finora unica donna al timone di un istituto di credito italiano, dovrebbe tornare al tavolo delle trattative con i sindacati lunedì prossimo, dopo gli scioperi del 24 gennaio e del 27 dicembre.

Nel mirino sono tre previsioni del piano industriale del gruppo che coinvolgono 900 persone: la chiusura di 135 sportelli, la cessione del controllo di Axepta e il progetto di esternalizzazione delle attività di back office. I sindacati ritengono la posizione della banca intransigente e di rottura con prassi consolidate del settore.

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