Unicredit, l'aumento parte in salita

Pesano Borse e spread: il titolo cede il 6,8% e i diritti il 18%. Fiducia degli investitori

Unicredit, l'aumento parte in salita

Non poteva esserci giornata peggiore, forse, per varare il più massiccio aumento di capitale della storia d'Italia. L'impennata dello spread sopra i 201 punti spinto dai timori per i venti antieuropeisti che soffiano sulle elezioni francesi in caso di vittoria di Marine Le Pen. E poi la raffica di vendite sui titoli di Stato tricolori che hanno fatto abbassare il prezzo e salire i rendimenti. Si aggiunga anche l'approssimarsi del pronunciamento di Moody's, che ha un outlook negativo sul rating Baa2 dell'Italia: venerdì 10 febbraio è una data cerchiata in rosso sul calendario degli addetti ai lavori, che non escludono che l'agenzia possa procedere ad un taglio del merito di credito, in linea con quanto fatto da Dbrs a gennaio. Con il risultato che in Piazza Affari il FtseMib ha chiuso la seduta con un deciso calo dell'2,2%, la performance peggiore tra le Piazze europee, e le banche sono andate giù accusando forti perdite. Ha avuto come sfondo un lago pieno di «cigni neri» il primo giorno di negoziazione dei diritti sulla maxi-operazione da 13 miliardi: gli investitori hanno infatti deciso di vedere sia le azioni ordinarie dell'istituto sia i diritti di opzione.

Nel dettaglio, i titoli hanno lasciato sul terreno il 6,87% a 12,21 euro rispetto al prezzo di venerdì rettificato, a 13,11 euro, dopo lo stacco del diritto di opzione. Mentre i diritti, il cui prezzo era di 13,05 euro allo stacco, hanno perso il 18,85% a 10,59 euro. Il rapporto di assegnazione delle nuove azioni è di 13 per ogni 5 possedute con un prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni a 8,09 euro. Le performance si sono tradotte in un calo del 12,8% per il combinato azione-diritto rispetto ai 26,16 euro della chiusura di venerdì. E rispetto ai valori di partenza, ovvero allo scorso 1 febbraio, la differenza è di circa 2,3 euro. In controtendenza al ribasso generale sono invece salite del 9,87% a 40,9 euro le poche azioni di risparmio Unicredit. Al termine della prima giornata di contrattazioni, investire sui diritti (saranno scambiati fino al 17 febbraio e sono esercitabili fino al 23) è più conveniente che investire direttamente sul titolo del gruppo guidato da Jean Pierre Mustier. Ma la differenza è minima: la valorizzazione dei titoli della banca che implica il prezzo del diritto è infatti al momento di 12,16 euro mentre le azioni hanno chiuso a 12,2. Ai prezzi e ai valori attuali non ci sono convenienze particolari a fare arbitraggi sui diritti. Il ragionamento fatto dal mercato ieri potrebbe dunque essere: vendo i diritti subito ai massimi e compro diritti o azioni tra qualche giorno. Nelle sale operative si fa inoltre notare che l'aumento è totalmente garantito da un pool di trenta banche internazionali. Quindi al netto della volatilità e del nervosismo per un'operazione di queste dimensioni che comporta un impegno finanziario notevole anche per gli investitori retail, le tensioni macro legate alla politica e allo spread non dovrebbero pesare sul risultato finale.

L'aumento è diluitivo per i soci attuali che non aderiranno all'aumento e che vedranno scendere la loro partecipazione nell'azionariato di oltre il 70%. La Fondazione Cariverona (che oggi possiede il 2,2%) ha deciso di sottoscrivere al 73% e si diluirà quindi all'1,8 per cento. La Fondazione Crt dovrebbe aderire per la quota pari al 2,3%, ha spiegato la settimana scorsa il neo presidente, Giovanni Quaglia. C'è poi Capital Research, azionista con il 6,7% che dovrebbe sottoscrivere tutti i diritti di opzione confermando così la propria quota.

Non si conoscono ancora le intenzioni del fondo sovrano di Abu Dhabi che ha il 5%, nè di BlackRock (al 4,8%), mentre del tandem libico che attraverso la Banca centrale e il fondo sovrano Lia ha in totale circa il 4% ci si aspetta solo un'adesione limitata a una parte delle rispettive quote. Leonardo Del Vecchio, socio al 2% con la sua cassaforte Delfin, dovrebbe invece partecipare per intero.

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