Jean-Pierre Mustier lascia Unicredit con due mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato. A gestire la transizione tra l'ormai ex ad francese e il successore Andrea Orcel sarà il co-Chief operating officer, Ranieri de Marchis, nominato direttore generale. «Andrea Orcel porta al gruppo un patrimonio di esperienza e una straordinaria serie di risultati nella finanza internazionale. Ha tutti i numeri per guidare UniCredit nella prossima tappa del suo percorso», ha chiosato Mustier.
In virtù dell'uscita anticipata dell'ad, Unicredit ieri ha diffuso con un giorno di anticipo rispetto al calendario i conti del 2020 chiuso con una perdita netta da 2,8 miliardi dopo rettifiche su crediti da 5 miliardi «per far fronte adeguatamente all'impatto economico attuale e futuro del Covid-19» (-2,3 miliardi il consensus). Il margine di intermediazione è sceso del 9% a 17,1 miliardi e il cost/income è salito al 57,2%. Il Cet1 pro forma fully loaded è pari al 15,08 per cento. Piazza Gae Aulenti tornerà comunque alla distribuzione del dividendo: in base alle prescrizioni della Bce nel corso del 2021 saranno distribuiti 300 milioni sottoforma di cedole e 800 milioni per mezzo di buyback. Ottimistiche le stime per l'anno in corso: previsto un utile sottostante più che raddoppiato a 3 miliardi dagli 1,3 miliardi del 2020.
La prima questione da affrontare per Orcel sarà proprio il dossier Monte dei Paschi per il cui salvataggio la politica continua a guardare proprio in direzione della Torre di César Pelli. Mps ha chiuso il 2020 con una perdita di 1,689 miliardi di euro, in crescita rispetto al rosso di 1,033 miliardi registrato nel 2019. Sui conti della banca hanno pesato componenti non operative negative per 1,3 miliardi. Le rettifiche su crediti sono ammontate a 748 milioni, di cui 348 milioni derivanti dagli effetti del Covid-19. «Il rafforzamento patrimoniale da 2,5 miliardi» sarà «tutto in capitale e non con bond», ha precisato l'ad Guido Bastianini, ricordando che il capital plan «è al momento all'esame della Bce» e che, senza partnership, lo Stato italiano ha garantito «pieno sostegno» (quota parte di 1,6 miliardi) mentre l'inoptato sarebbe sottoscritto dal consorzio di garanzia. «La realtà è che quella parte sarebbe garantita dalle banche commerciali», ha rimarcato Bastianini per tranquillizzare gli analisti. I 2,5 miliardi porterebbero a 21 miliardi le risorse chieste al mercato in 10 anni (dei quali 7 miliardi dal Tesoro) in virtù di 23,5 miliardi di perdite accumulate.
A questo proposito il vicepresidente del Copasir, Adolfo Urso (FdI), ha chiesto «il rinvio della privatizzazione a tempi migliori perché ci espone al rischio scalata».Ieri in Borsa il Monte dei Paschi ha perso il 5,8% a 1,3 euro per una capitalizzazione di 1,3 miliardi.
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