
La campagna acquisti di Unicredit si fa sempre più in salita. Sul fronte italiano il ceo Andrea Orcel è combattuto sull'opportunità di proseguire sulla strada verso Piazza Meda, dove ha sede Banco Bpm. Non è ancora detta l'ultima parola, ma la tentazione di un passo indietro (anticipata su Il Giornale del 4 maggio) è ormai molto forte. A maggior ragione dopo che, secondo quanto riportato da Bloomberg, il governo non si sarebbe detto disposto ad ammorbidire le dure prescrizioni del Golden Power. Fatto che si coglie anche dall'aria gelida che si respira dalle parti del ministero dell'Economia. Ieri Giancarlo Giorgetti, al quale è stato chiesto se sarebbe contento di un passo indietro di Unicredit su Bpm, ha risposto secco: «No, facciano quello che vogliono». Non c'è da stupirsi: l'ipotesi più gradita al ministro è da sempre quella di un matrimonio tra Bpm ed Mps, che molto probabilmente finirebbe per consumarsi se Orcel optasse per il forfait. Secondo indiscrezioni, il numero uno di Piazza Gae Aulenti potrebbe prendere una decisione già nel consiglio d'amministrazione dell'11 maggio. Data nella quale, dopo i conti di Bpm, potrà misurarsi con un quadro più chiaro per esprimersi. Fonti di mercato leggono in ciò la decisione di posticipare il cda dal 6 all'11 maggio, con la trimestrale che sarà pubblicata il 12 maggio anziché il 7 come inizialmente previsto.
Ma se in Italia le cose non stanno andando secondo i piani, non arrivano segnali confortanti nemmeno dal fronte tedesco dove Unicredit ha messo nel mirino Commerzbank, la seconda banca della Germania. Qui Orcel ha rastrellato un 28% del capitale e ha ricevuto l'ok da Bce e Antitrust per salire fino alla soglia del 30% ma ha prudentemente deciso di rallentare per attendere l'insediamento del nuovo governo. Un'attesa, comunque, che non ha contribuito a migliorare la situazione. Infatti, Lars Klingbeil, co-presidente della Spd, sarà il nuovo ministro delle Finanze del governo di Friedrich Merz. Ma se lui non si è mai espresso direttamente sul tentativo di scalata di Unicredit, ad averlo fatto con toni piuttosto accesi è stato Michael Schrodi, che traslocherà anche lui alle Finanze come sottosegretario e braccio destro di Klingbeil. «Sia il Cancelliere che io abbiamo in passato descritto le azioni di Unicredit come insolite e aggressive», ha detto al quotidiano Berliner Zeitung, «le acquisizioni ostili sono giustamente rare e generalmente inappropriate nel mondo bancario, un settore in cui la fiducia gioca un ruolo importante».
Insomma, il tono sembra essere quello della porta in faccia prima ancora di iniziare un vero negoziato, poi però arriva un'affermazione che potrebbe prestarsi a molteplici interpretazioni: «Vogliamo anche banche forti e indipendenti per la Germania come centro finanziario, perché le decisioni sui prestiti per le piccole e medie imprese tedesche dovrebbero essere prese in Germania».
Un osservatore malizioso potrebbe immaginare che un'eventuale trasferimento della sede del futuro gruppo dall'Italia alla Germania potrebbe aprire un pertugio. E che questo dettaglio potrebbe far cadere anche le perplessità circa i rischi di integrare due banche di grandezza sistemica.
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