Unicredit, primo stop alle «sofferenze»

La «svolta» di Federico Ghizzoni ha cominciato a portare i primi risultati a Unicredit. Il primo trimestre 2014 si è chiuso per il gruppo di Piazza Gae Aulenti con un utile netto di 712 milioni di euro (550 milioni il consensus), in aumento del 58,8% annuo. «Siamo in linea con l'obiettivo di 2 miliardi di profitti quest'anno», ha commentato l'ad che non intende alzare l'asticella del target poiché intende mantenere il tasso di copertura dei non performing loans sugli attuali livelli elevati (52,4%, il più alto in Italia). Il mercato ha apprezzato e Unicredit ha chiuso in rialzo dell'1,37% a Piazza Affari a 6,31 euro.
«La notizia importante - ha aggiunto - è che i crediti deteriorati lordi, per la prima volta dal 2008 (dal 2007 per l'Italia) sono diminuiti dell'1,3% su base trimestrale» a quota 82,5 miliardi. Altre buone risultanze provengono sia dalla solidità patrimoniale (il Common Equity Tier 1 è al 9,5%, in aumento di 39 punti base su dicembre) che dall'andamento del business in Italia. La banca «core» italiana, infatti, ha registrato nei tre mesi a marzo profitti per circa 500 milioni di euro (+10,6%) grazie al balzo dei ricavi (saliti del 9,1% annuo a 2,118 miliardi). Bene anche il Corporate & investment banking con 376 milioni di utili (+4,1%). A livello di gruppo la flessione del margine di intermediazione è stata lieve (-1,1% a 5,5 miliardi): il repricing sui finanziamenti e i maggiori ricavi commissionali hanno sostanzialmente bilanciato le minori entrate da trading. Rimborsati altri 5 miliardi di Ltro: da restituire ancora 16 miliardi su 26 di finanziamento Bce.
«È la conferma della validità del nostro piano che ha separato le attività core da quelle non core (83,6 miliardi di attivi dei quali 53,6 miliardi crediti dubbi)», ha evidenziato Ghizzoni. Il prossimo passo sarà superare la doppia sfida rappresentata da Asset quality review e stress test in abbinata. «Siamo fiduciosi di superarli poiché dovremmo mantenerci sopra il 5,5% di Core equity tier 1 minimo. Non sarà una passeggiata perché il trattamento dei titoli di Stato in portafoglio è penalizzante», ha rimarcato.
I temi caldi dell'attualità finanziaria sono stati affrontati serenamente, ma con fermezza. Per Alitalia «siamo disposti a fare il possibile, il che non vuol dire tutto», ha puntualizzato, mentre per quanto riguarda la risistemazione di 600 milioni degli 1,8 miliardi di debiti Sorgenia, il manager ha precisato che «non c'è stallo, la linea tracciata è sempre la stessa e tocca a Cir e a Verbund (azionisti di maggioranza) riflettere». Gli istituti di credito, infatti, sono destinati ad assumere il controllo della società elettrica in difficoltà che fa capo ai De Benedetti. Carta bianca ad Alberto Nagel per la predisposizione di un patto light in Mediobanca. Ghizzoni ha inoltre escluso di essere preoccupato per la crisi ucraina in quanto il Paese dell'Est rappresenta solo lo 0,4% dei crediti totali del gruppo. Più significativa, invece, è la decisione del governo Renzi di aumentare dal 12 al 26% l'aliquota sulla rivalutazione delle quote detenute in Bankitalia.

«L'impatto è di 215 milioni, ma per ora è solo una proposta».
Confermata la quotazione di Fineco entro l'estate. La banca diretta multicanale guidata da Alessandro Foti ha chiuso il trimestre con un utile di 37 milioni (+36%).

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