Economia

Unicredit, procedura sprint per l'ingaggio del nuovo Ceo

Il comitato nomine non costituirà nessuna task force e si affida a Spencer Stuart. Il titolo recupera uno 0,4%

Unicredit, procedura sprint per l'ingaggio del nuovo Ceo

Tensione alle stelle su Unicredit che ha avviato la ricerca del nuovo ad dopo lo shock dell'addio di Jean-Pierre Mustier annunciato lunedì sera. Nel tardo pomeriggio di ieri si è riunito il comitato nomine formato da Stefano Micossi, presidente di Assonime, dal presidente in pectore di Unicredit Pier Carlo Padoan e dai consiglieri Alexander Wolfgring e Francesca Tondi. Si è trattato, secondo fonti vicine al gruppo, di una seduta necessaria a formalizzare il mandato per la ricerca del nuovo capo azienda all'head hunter Spencer Stuart. E, considerando l'urgenza della decisione, è stato deciso un procedimento semplificato, senza alcuna task force interna al cda: Piazza Gae Aulenti non può permettersi di rimanere in questa sorte di limbo a lungo. «È necessario che il cda di Unicredit indichi al più presto una strada da intraprendere per evitare che questa fase di incertezza abbia conseguenze finanziarie ed economiche sull'intero gruppo», hanno ribadito ieri in una nota congiunta i sindacati (Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin).

In Piazza Affari titolo di Piazza Gae Aulenti si è assestato a 7,98 euro in rialzo dello 0,4%, dopo aver bruciato in due sedute 2,5 miliardi di euro di capitalizzazione, due volte il valore di Borsa di Mps che il Tesoro (sceso al 64% del capitale dopo la scissione degli Npl ad Amco) sta cercando, da tempo e finora senza successo, di accasare in Unicredit.

La partita è solo all'inizio e gli schieramenti in campo sono ben delineati tra le Fondazioni (complessivamente al 5%), gli azionisti privati come la Delfin di Leonardo Del Vecchio (all'1,9%) e, soprattutto, i fondi esteri vicini al 75% del capitale che annoverano Blackrock (al 5,07%), Capital Research (al 5,2%) e Norges Bank (al 3%). Proprio a questi ultimi, secondo indiscrezioni di mercato, sarebbe riconducibile la decisa presa di distanza del board di martedì sera da «operazioni che possano danneggiare gli interessi del gruppo e la sua posizione patrimoniale». Una perifrasi che più che allontanare il salvataggio di Mps da Piazza Gae Aulenti, la necessità che l'operazione sia conveniente per la stessa Unicredit (e quindi, sempre secondo indiscrezioni, avvenga dopo la ricapitalizzazione di Mps per 2-2,5 miliardi, con la conversione di non meno di 3 miliardi di imposte differite in crediti fiscali e dopo la scissione dei 10 miliardi di cause pendenti di Rocca Salimbeni).

Sempre ieri poi da Roma è arrivata una prima accelerazione su questo fronte: la commissione Bilancio ha rimosso gli emendamenti che puntavano a limitare gli incentivi fiscali per limitare le aggregazioni bancarie tra cui il tetto a 500 milioni per la trasformazione in crediti di imposta delle imposte differite.

Nel frattempo, proseguono le manovre di avvicinamento tra Bper e Banco Bpm a trazione Unipol (azionista di Bper con il 20% del capitale) anche se i tempi potrebbero essere meno rapidi del previsto.

Ieri, nel corso di una conferenza stampa il numero uno di Bper Alessandro Vandelli ha dichiarato che l'integrazione degli sportelli di Ubi impegnerà la banca nei prossimi mesi e fino a quando questa non sarà conclusa «appare difficile e complesso, per non dire impossibile, valutarne altre».

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