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Unicredit si ricompra azioni per 2,5 miliardi. Supercedola confermata

Orcel parla di possibili acquisti nel Centro-Est Europa: rispunta Commerzbank. Sui rischi frecciata a Mustier

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L'anticipo del buyback, la frecciata al predecessore Jean Pierre Mustier e il pensiero alle acquisizioni «giuste». Decisamente ieri Andrea Orcel, durante l'annuale evento londinese organizzato da Bank of America, non si è risparmiato, favorendo tra l'altro un gran balzo del titolo in Borsa. Il ceo di Unicredit, con un riferimento che pare tagliato su Montepaschi, ha per esempio dichiarato che sulla crescita dell'istituto «guardiamo molte cose, ma se i termini non sono giusti non ci muoveremo». La memoria va a due anni fa, quando il banchiere romano ruppe la trattativa con il Tesoro. «Tra un'operazione di M&A con rischio di esecuzione e la distribuzione del capitale ai soci al momento la scelta è per la distribuzione». Poi però ha aggiunto: «L'andamento del ciclo economico a un certo punto aprirà l'opportunità di fare piccole acquisizioni aggiuntive nei mercati core, in particolare nel Centro Est Europa». Parole che, in ambienti finanziari, sembrano portare a un vecchio flirt: Commerzbank. L'istituto tedesco non è propriamente una piccola banca, ma capitalizza in Borsa poco più di 12 miliardi mentre Unicredit oltre 41 miliardi: una dimensione che potrebbe stuzzicare un uomo che ha lavorato per vent'anni nel dipartimento M&A di Merrill Lynch.

Del resto, Unicredit dichiara di avere munizioni da vendere. E proprio ieri ha lanciato la prima tranche del buyback 2023 per un massimo di 2,5 miliardi. L'istituto di Piazza Gae Aulenti ha convocato un'assemblea dei soci ordinaria e straordinaria che dovrà autorizzare il riacquisto delle azioni e, nella parte straordinaria, le modifiche allo statuto per dare il via libera al modello monistico, che attribuisce più poteri al cda e sopprime il collegio sindacale. E la Borsa non ha approvato, sicché il titolo dell'istituto ieri si è impennato per tutta la giornata per poi chiudere in progresso del 4,7%. C'è di più. Secondo Orcel, l'istituto non viene granché scalfito dalla tassa sugli extraprofitti che «non avrà un effetto dirompente sul settore», tant'è che il banchiere ha confermato la distribuzione ai soci di una supercedola di 6,5 miliardi contro i 5,2 miliardi del 2022.

La banca beneficia «di una generazione organica di capitale ai vertici della categoria», ha spiegato Orcel, «ciò ha posizionato la società in modo ottimale per affrontare i periodi di incertezza» e per «anticipare» il buyback previsto per il 2023. Nel sottolineare i risultati della sua gestione, Orcel non ha esitato a punzecchiare il predecessore Mustier nel dire che Unicredit ha ridotto «il costo del rischio tra i 22 e i 25 punti base» rispetto a una banca che «era gestita con un costo del rischio di 50-55 punti base, con picchi a 80 punti». Il che significa bilanci con meno sofferenze e una minore necessità di accantonamenti. Certi risultati, ha fatto notare Orcel, non sono solo frutto dei rialzi dei tassi Bce, i ricavi sono cresciuti anche perché «abbiamo fatto piuttosto bene sulle commissioni».

Infine, Orcel punta a riportare all'interno del gruppo le assicurazioni vita entro il 2025: «Porteremo dentro il 51% che ancora non possediamo». Al momento, l'istituto vanta due partnership con Cnp e Allianz, e in entrambi i casi può riscattare il 51% della società che non possiede entro il 2025. Si lavora in questo senso anche nell'industria dei fondi con Azimut, con una società che potrebbe essere operativa entro la fine di quest'anno.

Anche questa è una marcia indietro rispetto alla strategia di Mustier, che invece aveva ceduto Pioneer ad Amundi.

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