Solo «una normale visita di business». Il country manager di Morgan Stanley e presidente di Assogestioni, Domenico Siniscalco, «intercettato» a Piazza Cordusio, non ha voluto confermare le indiscrezioni che lo indicano come successore di Dieter Rampl alla presidenza di Unicredit. In realtà, la sua presenza nella sede milanese del gruppo bancario, nello stesso giorno nel quale si sono svolti la riunione tra le grandi Fondazioni azioniste (Crt, Cariverona e Carimonte) e il comitato governance, conferma che gli incontri riservati tra il top management e i candidati sono già cominciati. Non a caso, ieri, è stato intravisto anche il numero uno in Italia di Bofa-Merrill Lynch, Andrea Orcel, che ha voluto subito allontanare da sé i sospetti: «Sono venuto a vedere un amico».
La cronaca dell’intensa giornata a Piazza Cordusio non può, tuttavia, essere liquidata all’insegna del «business as usual», perché ha segnato una decisa accelerazione nel processo di ricerca del nuovo presidente. Le Fondazioni si sono accordate sulla strategia da utilizzare e la soddisfazione manifestata dal presidente di Cariverona, Paolo Biasi, lascia trasparire che il «metodo Palenzona» ha messo d’accordo tutti i grandi soci. Non a caso la convergenza sulla composizione del nuovo board, che dovrebbe attestarsi a 19 membri, è stata unanime. Queste indicazioni si sono poi riversate nel comitato governance che ha preso atto del «profilo qualitativo e quantitativo ottimale del cda» e ha conferito, al vicepresidente in quota Carimonte, Vincenzo Calandra Buonaura, di presentare i profili dei candidati alla presidenza.
I nomi, in realtà, sono già stati individuati. Oltre a Domenico Siniscalco, infatti, sono stati interpellati l’ex presidente di Telecom, Guido Rossi, che per motivi di anzianità non vorrebbe assumere un impegno oneroso e l’ex numero uno di Eni e Atlantia, Gian Maria Gros-Pietro. Meno quotato, attualmente, il professor Angelo Tantazzi, già alla guida di Borsa Italiana. La roadmap che porta al cda del 27 marzo sui conti 2011 è già disegnata anche se la deadline del 13 aprile per la presentazione delle liste consente una certa flessibilità. La ricerca, imperniata sull’individuazione di personalità di elevato standing, lascia ancora spazio a qualche outsider. L’impressione, tuttavia, è che i rumor riguardanti altri candidati siano da considerarsi alla stregua di azioni di disturbo relative ad altre partite.
La regia di Fabrizio Palenzona nella gestione della vicenda, tuttavia, è in grado di reagire anche a queste difficoltà. Anche perché il metodo è molto «avvolgente». Non a caso, ieri, a Piazza Cordusio si è ripresentato il presidente della banca centrale libica e vicepresidente di Unicredit, Farhat Omar Bengdara, rappresentante dello Stato africano che detiene poco più del 4% dopo il maxiaumento al quale non ha partecipato. Ciò significa che anche gli altri grandi azionisti della banca guidata da Federico Ghizzoni stanno partecipando all’individuazione del dopo-Rampl. Analogamente è certo che i nuovi soci italiani entrati con la ricapitalizzazione - da Francesco Gaetano Caltagirone a Diego Della Valle a Leonardo Del Vecchio - avranno voce in capitolo.
Una conclusione positiva di questo processo di selezione guadagnerà nuovi meriti a Fabrizio Palenzona, già artefice di una stabilizzazione del frammentato mondo del capitalismo di relazione italiano, aprendogli le porte per nuovi incarichi.
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