Unicredit taglia nella vecchia Europa

Voci di una manovra su 10mila posti di lavoro, di cui 2.700 già annunciati in Italia. Il resto in Austria e Germania

«UniCredit starebbe valutando il taglio di almeno 10mila posti di lavoro al 2018». L'indiscrezione è stata battuta ieri dall'agenzia Bloomberg citando due fonti anonime a conoscenza del dossier. E sottolineando che l'intervento punta ad eliminare i doppioni, ridimensionare le filiali migliorando l'efficienza. Secondo i rumors raccolti, 2.700 posizioni rientrano nella riduzione di personale già annunciata lo scorso anno per l'Italia, mentre i nuovi tagli dovrebbero probabilmente coinvolgere anche Germania e Austria. Le cifre sono ancora in fase di revisione, dunque potrebbero cambiare, viene sottolineato dall'agenzia.

L'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni non commenta: «Non è il momento di parlare perché noi stessi non abbiamo ancora numeri concreti», ha detto ieri rinviando i dettagli al piano strategico che verrà aggiornato entro novembre «o comunque entro fine anno». Nell'intervista rilasciata nei giorni scorsi al quotidiano tedesco Handelsblatt , il banchiere era però stato chiaro: «Non si può continuare con il vecchio modello di business in nessuna parte del gruppo». Del resto, lo scenario di riferimento è cambiato, i tassi nonché l'inflazione si sono abbassati e la banca deve tenere sotto controllo i costi, rivedere le funzioni interne e riorganizzare la struttura operativa anche in base alla spinta al digitale avviata dall'istituto milanese.

Secondo fonti sindacali interpellate dal Giornale , i riflettori si sono accesi su circa 7.000 dipendenti spalmati fra Austria e Germania. Quanto all'Italia, 2.700 - fra pensionamenti volontari e prepensionamenti da concretizzare entro il 2018 - sono stati già concordati con i sindacati l'anno scorso.

Con l'aggiornamento strategico in cantiere, a questi potrebbero aggiungersene altri 450, magari allungando il periodo di uscita al 2019. Quanto alla riorganizzazione interna, la nuova semplificazione ideata da Ghizzoni non dovrebbe toccare la rete commerciale già rivista nei due ultimi riassetti. Sarebbero, invece, ridisegnati i corporate center: la holding, la Germania, l'Austria e anche l'Italia.

L'obiettivo è inoltre quello di accelerare la riconversione da attività transnazionali verso forme di consulenza anche a distanza. Oggi Unicredit ha 127.475 dipendenti (in calo di 1.546 rispetto al 2014) per un totale di 7.121 sportelli (di cui 3.927 in Italia). Nel semestre le spese per il personale sono state pari a 4.220 milioni, in aumento del 3,2% rispetto allo scorso esercizio.

Dal sindacato si leva, intanto, la voce del segretario della Fabi, Lando Sileoni: «Vigileremo severamente per evitare abusi di esuberi nelle prossime fusioni interessando con una lettera aperta sia il governatore della Banca

d'Italia, Ignazio Visco, sia il governatore della Bce, Mario Draghi».

Ma alla Borsa i rumors sulla riduzione dei costi piace: il titolo Unicredit ha chiuso la seduta di ieri mettendo a segno un rialzo del 3,43% a quota 5,88 euro.

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