Tutto come previsto. O quasi. Nel primo giorno di trattazione dei diritti legati ai maxi-aumenti di Fonsai e Unipol le quotazioni sono «impazzite».
Le azioni della compagnia guidata da Emanuele Erbetta non hanno mai fatto prezzo e l'unico movimento è stato registrato in asta di chiusura. Il rimbalzo è stato super: +119,9% a 2,586 euro per le ordinarie (+3.000% per le risp a 22,35 euro). La scadenza di alcune opzioni call - questa la spiegazione ufficiale - ha di fatto impedito al titolo di aprire. Di fatto sbarrando la strada a chi sperava in un arbitraggio con i diritti. Anche questi ultimi non sono entrati mai in contrattazione e, secondo prassi, hanno chiuso in flessione del 40 per cento. Il diritto sulle Fonsai ordinarie è sceso da 44,47 a 26,69 euro (-39,98%), quello sulle risparmio da 39,28 a 23,57 euro (-39,99%). Idem per Unipol: il diritto sulle ordinarie è calato da 10 a 4,74 euro (-52,6%) e quello sulle privilegio da 3,738 a 1,45 euro (-61,21%). Le azioni invece sono schizzate: (+43,2% le ordinarie e +28,2% le privilegiate).
Di fatto chi voleva vendere diritti per recuperare un po' di risorse per la megasottoscrizione (l'effetto diluitivo è superiore al 99%) non lo ha potuto fare. Ecco perché alcuni piccoli azionisti e trader sarebbero già pronti alla class action. Iniziativa che potrebbe coinvolgere anche la Consob che ha ristretto gli ambiti di operatività (vietando le vendite allo scoperto naked) e avviando un severo monitoraggio proprio per impedire che la volatilità danneggi il pubblico risparmio. Volatilità che comunque resterà elevata anche nei prossimi giorni.
La battaglia, però, non è ancora finita. Sator e Palladio hanno depositato al Consiglio di Stato l'appello contro il mancato accoglimento del ricorso contro l'ok Isvap a Unipol. L'udienza, però, non è ancora stata fissata. Così come non son state fissate le assemblee di Premafin chieste dal custode giudiziale (che ha già annunciato il recesso assieme ai curatori fallimentari di Imco e Sinergia) e da Paolo Ligresti. L'unica speranza, al momento, è che in quella sede non venga riconosciuto causa conflitto di interessi il diritto di voto a Unipol che entro fine settimana (forse oggi) sottoscriverà l'aumento riservato da 400 milioni che la porterà all'80% della holding.
Intanto, si prefigura già la nuova grande Unipol.
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