Economia

La Gdf nella sede del Sole 24 Ore per prelevare documenti

Nell’ambito dell’inchiesta sui conti del gruppo editoriale la Guardia di finanza ha prelevato i verbali del cda del gruppo dal 2010 in poi e l'indagine interna sulle copie digitali del giornale cartaceo

La Gdf nella sede del Sole 24 Ore per prelevare documenti

Gli uomini della Guardia di finanza nella sede del Sole 24 Ore. Le fiamme gialle acquisiscono documenti nell’ambito dell’inchiesta sui conti del gruppo editoriale che fa capo a Confindustria. Su disposizione del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e del pm Gaetano Ruta, la Finanza si è recata nella sede di via Monterosa per prelevare i verbali del cda dal 2010 in poi e l'indagine interna sulle copie digitali del giornale cartaceo. I vertici del Gruppo 24 Ore ribadiscono quanto già dichiarato in merito alla notizia dell’apertura di un fascicolo di indagine sulla propria situazione contabile: "Siamo un libro aperto, massima trasparenza, massima tranquillità, massima fiducia nella magistratura".

L’indagine sulle copie digitali multiple del Sole 24 Ore era stata commissionata dal cda del gruppo, il 30 settembre scorso, alla società di consulenza direzionale Protiviti. È un audit considerato importante dagli inquirenti perché potrebbe fare chiarezza sui contratti di abbonamento con cui banche, imprese ed enti acquistano le copie del giornale replicate in formato elettronico per poi metterle in rete a disposizione dei propri dipendenti e clienti di fascia alta. La somma di coloro che la leggono era contemplata fino a sette mesi fa nel calcolo della diffusione, ma ad aprile, l’Ads (società che certifica la vendita dei giornali), accogliendo il ricorso di un editore, aveva sospeso la rilevazione delle copie digitali multiple quantificate in poco più di 109mila.

Altri documenti erano stati acquisiti, nelle settimane scorse, nella sede di Kpmg (la società di revisione contabile che si occupa di certificare i bilanci del gruppo). Dai verbali da oggi nelle mani degli inquirenti, erano emerse delle discussioni infervorate all’interno delle riunioni del 3 e dell’11 novembre proprio sull’audit. Gli inquirenti intanto stanno ascoltando, come persone informate sui fatti, diversi "testimoni" del tracollo finanziario. Tra questi, era stato convocato Mauro Bini, docente di finanza aziendale alla Bocconi che aveva fatto una perizia sui conti del gruppo. Il nome di Bini compare in uno dei tre esposti presentati alla Consob tra ottobre e novembre dal giornalista del quotidiano economico Nicola Borzi. Il professor Bini era stato ingaggiato per la stima del valore recuperabile del patrimonio netto da iscrivere a bilancio. Secondo Borzi la perizia Bini "avrebbe evidenziato una mancanza/deficit/svalutazione patrimoniale nell’ordine dei 50 milioni, di dimensioni comunque tali da intaccare sensibilmente il patrimonio societario" e, per tenere nascosto il crollo patrimoniale, "esponenti di rilievo e dirigenti del gruppo avrebbero chiesto all’estensore o a terzi di rivedere i risultati di questa perizia in senso non pregiudizievole alla propria stabilità patrimoniale".

L’inchiesta, che ipotizza il reato di falso in bilancio, al momento è ancora a carico di ignoti. Il fascicolo era stato aperto dal procuratore capo Francesco Greco e poi affidato ai due attuali titolari dell’inchiesta in seguito a un esposto presentato dall’associazione dei consumatori Adusbef. Gli esposti del giornalista Borzi sono invece al vaglio della Consob che sta compiendo un’inchiesta parallela.

A fine settembre, il gruppo aveva annunciato una perdita semestrale di quasi 50 milioni di euro con un’erosione del patrimonio di 59 milioni in soli sei mesi.

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