Usa in corsa, ora la Fed ha mani libere

Disoccupati al 3,8%, mai così giù da 18 anni. Sale la possibilità di 3 rialzi dei tassi

Usa in corsa, ora la Fed ha mani libere

Cinzia Meoni

Ruggisce l'economia americana anche se rimangono aperti numerosi punti interrogativi, determinati tra l'altro dal braccio di ferro commerciale in corso tra la Casa Bianca e il resto del mondo.

I dati sulla disoccupazione pubblicati ieri dal Dipartimento al Lavoro mostrano un tasso di disoccupazione migliore delle attese e sceso a maggio al 3,8% (dal 3,9%), i minimi degli ultimi diciotto anni (la Federal Reserve considera come valore di lungo termine un tasso di disoccupazione del 4,3-4,7%, la metà di quanto registrato all'apice della recessione, a ottobre 2009) e un ulteriore aumento delle paghe orarie (a 26,82 dollari, lo 0,3% in più rispetto ad aprile e il +2,7%, su base annuale). Non solo: l'aumento degli impiegati è stato determinato dai lavoratori a tempo pieno e non part-time (scesi a 4,9 milioni dai 5 milioni di aprile). Più in dettaglio negli Usa sono stati creati 223mila nuovi posti di lavoro rispetto all'atteso aumento di 190mila unità. Si tratta del 92° mese di fila che le società Usa reclutano personale. I disoccupati di lungo termine (senza lavoro da almeno 27 settimane) sono infine stabili 1,2 milioni. Nonostante la ripresa in corso il rapporto tra impiegati e popolazione si è attestato a maggio al 60,4%, lontano dai livelli pre-crisi: nel 1998 i lavoratori erano pari al 64,1% della popolazione, e a gennaio 20018 il 62,8%.

Un simile contesto macro economico, se confermato nel tempo, permetterebbe alla Banca Centrale Usa (Fed) di accelerare la stretta sul costo del denaro (oggi i tassi sono all'1,5-1,75%) e procedere con tre ulteriori aumenti dei tassi di interesse entro fine anno, dopo il ritocco al rialzo di marzo. Il primo dovrebbe essere in calendario già per la prossima riunione del Fomc, il braccio operativo della Fed, in agenda il 12 e 13 giugno. Il secondo dovrebbe avvenire a settembre. «Per ora il quarto rialzo nel 2018 viene prezzato con probabilità intorno al 32% dai Fed Fund Future e credo che rispecchi le aspettative della stessa Fed» sostiene Vincenzo Longo di IG secondo cui poi «un simile scenario dovrebbe tenere alti i tassi sul reddito fisso con la possibilità che il mercato azionario sia più nervoso e volatile alle notizie negative».

Tra le incognite che Steven Mnuchin, segretario al Tesoro Usa dovrà valutare, visti anche i recenti sviluppi sui dazi, vi è la rivalutazione del biglietto verde. «Con il dollaro forte, l'economia Usa importa deflazione e potrebbero ridurre la probabilità del quarto rialzo entro fine anno» conclude Longo.

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