Dall' endorsment senza se e senza ma di Barack Obama, con quel «non si può continuare a spremere i Paesi in recessione, occorre permettere loro di ripagare il debito», sono passate solo un paio di settimane. Ma adesso, il vento che arriva dagli Stati Uniti sembra essere diventato improvvisamente gelido per la Grecia. Proprio nel momento in cui la definizione di un accordo con i creditori europei affronta uno snodo cruciale e forse decisivo, dal Tesoro americano arrivano parole di ghiaccio. Quelle, indirizzate in una conversazione telefonica, dal segretario al Tesoro, Jack Lew, al ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis: «È il momento di passare ai fatti, di trovare un sentiero costruttivo in accordo con il Fmi e i ministri europei delle finanze. Senza un'intesa le conseguenze saranno dure». «Un avvertimento a entrambi!», ha subito tweettato Varoufakis, spiegando che Law ha espressamente parlato anche «di un danno per l'Europa» in caso di mancato accordo.
La sensazione è che sia arrivato il momento di porre fine ai tatticismi e alle acrobazie dialettiche che hanno finora caratterizzato, per la verità da entrambe le parti, i negoziati. Tempo se n'è perso fin troppo e di tempo rimasto ce n'è ormai poco. Mentre i mercati continuano a scommettere su un lieto fine (Atene ha guadagnato ieri l'1%, ancora meglio ha fatto Milano con un rialzo dell'1,85% e lo spread Btp-Bund ha chiuso in calo a 124 punti) e la Grecia ha scelto come presidente il conservatore Prokopis Pavlopoulos, il mirino di Fitch è già puntato su Atene per un possibile abbassamento del rating.
La Bce avrebbe invece alzato da 65 a 68,1 miliardi la liquidità di emergenza fornita alle banche greche attraverso l'Ela, nonostante i molti punti oscuri che circondano la richiesta da parte del governo di Alexis Tsipras di estendere di sei mesi l'accordo sul prestito, ma senza sottoscrivere il programma di assistenza. La lettera dovrebbe arrivare sulle scrivanie dei partner dell'eurozona questa mattina. Tempi più lunghi del previsto, ma necessari per limare i contenuti così da renderli digeribili. È quindi verosimile che vengano apportate correzioni alle proposte avanzate da Varoufakis all'Eurogruppo. Proposte rese pubbliche ieri dal governo, con l'intento di placare le critiche di chi accusa Atene di essersi presentata impreparata ai summit di Bruxelles, da cui emerge una minore rigidità verso l'austerity.
Nel documento compare già la richiesta di prolungare di tre-sei mesi i prestiti. Inoltre, viene suggerito di trasferire al Fmi 1,9 miliardi dei proventi ottenuti dalla Bce grazie ai bond ellenici. In cambio, si offre il rispetto delle condizioni dell'intesa sul prestito, una stretta vigilanza sui bilanci e si rinuncia all'haircut sui prestiti. Ai partner viene infine chiesto di non introdurre, nel periodo di interim, misure come tagli alle pensioni e aumenti alle tasse.
La Commissione europea ha però già fatto sapere che esiste una sola via percorribile: «Nell'attuale programma di aiuti ci sono ancora dei fondi, ma se la Grecia li vuole deve concludere il programma e le valutazioni periodiche perchè è quella la condizione
per avere i fondi». Apparentemente, una chiusura totale verso soluzioni alternative, una posizione condivisa dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel: «Siamo disposti ad aiutare i Paesi deboli, ma solo se fanno le riforme».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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