«Riducete il surplus commerciale». «Attenti alla liquidità facile, può creare bolle speculative». È da qualche settimana che il ministro delle finanze Usa, Jacob Lew, e il collega tedesco, Wolfgang Schaeuble, si guardano in cagnesco. Divisi su tutto in economia, capaci di rinunciare a ogni aplomb diplomatico tanto da trasformare l'incontro di ieri a Berlino in un altro round senza esclusione di colpi.
Low non ha fatto sconti alla Germania: lo sforzo per ridurre gli squilibri commerciali non è ancora sufficiente. «Noi puntiamo a un riequilibrio ancora più netto», ha detto seccamente. Gli Usa sono infatti convinti che agire in maniera più incisiva su esportazioni e importazioni, stimolando quindi la domanda interna e gli investimenti, sarebbe di aiuto per l'economia mondiale e in particolare per quella, ancora sofferente, dell'Eurozona. È un discorso che alla Germania puzza di ingerenza in affari considerati di esclusiva pertinenza tedesca. Schaeuble, di cui è noto il carattere non proprio accondiscendente, ha infatti subito replicato per le rime: «Nell'Eurozona non siamo in surplus, per cui diamo il nostro contributo alla regione nel suo complesso». E ancora: «In Germania possiamo contare su una stabile crescita, aiutata dalla domanda interna». Per la verità, gli ultimi dati raccontano un'altra storia: in novembre il surplus commerciale tedesco è salito a 17,8 miliardi di euro (16,7 in ottobre), con un calo delle importazioni dell'1,1%.
Ma Schaeuble non si è solo difeso: «Occorre vigilare sui livelli della liquidità per assicurarci che non si creino bolle speculative». Chiaro il riferimento alla politica di quantitative easing adottata dalla Fed per uscire dalla crisi.
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