Economia

Gli Usa riducono il bazooka. I tassi? Tre aumenti nel 2022

La Fed raddoppia a 30 miliardi il taglio degli aiuti. E prepara già per aprile il rialzo del costo da denaro

Gli Usa riducono il bazooka. I tassi? Tre aumenti nel 2022

Jerome Powell ha attraversato il suo Rubicone. L'alea iacta est della Federal Reserve si riassume nell'accelerazione impressa al ritiro degli stimoli da 120 miliardi di dollari al mese. Un tapering col turbo, deciso nella riunione di ieri, con cui a partire da questo mese verranno tagliati 30 miliardi dal piano di acquisti, il doppio rispetto a quanto previsto poche settimane fa. Per gli aiuti anti-Covid, quindi, capolinea fissato alla fine di marzo. «È la strada giusta da percorrere. La variante Omicron è un rischio, ma non influisce sul tapering», ha detto Powell.

Ma la modalità falco inserita dalla Fed: l'anno prossimo sono previsti ben tre rialzi dei tassi. Una triplice stretta che potrebbe prendere le mosse in aprile, o al più tardi in maggio, in modo da incasellare gli altri due giri di vite fra luglio e dicembre. Il restringimento delle maglie monetarie continuerà nel biennio 2023-24, quando gli aggiustamenti al rialzo del costo del denaro saranno in tutto quattro, due per ogni anno. La reazione positiva di Wall Street (+0,4% a un'ora dalla chiusura) sembra giustificata dallo scampato pericolo legato ai timori di una maggiore aggressività e dal fatto che ora i mercati scontano la fine del ciclo di inasprimento nel 2024.

La Fed conferma di voler prendere per le corna il toro dell'inflazione, salita in novembre al 6,8% e diventata una scomoda spina nel fianco di Joe Biden, in netto calo di consensi. A segnalare l'intenzione di dar battaglia al carovita, la sparizione dal comunicato del Fomc della locuzione «temporanea» che era stata finora accoppiata all'aumento dei prezzi al consumo. Il termine era già stato rottamato da Powell, ma il passaggio dello statement dà forza a una sterzata che implica anche rischi. L'istituto di Washington è però convinto che l'economia abbia ormai gambe abbastanza forti per reggere anche senza la ciambella della Fed, visto che «i guadagni di posti di lavoro sono stati solidi negli ultimi mesi e la disoccupazione è diminuita notevolmente». Le stime relative al 2021 collocano il tasso dei senza lavoro al 4,3% e la crescita del Pil al 5,5%, mentre l'anno prossimo l'espansione si ridurrà al 4% e al 2,2% nel 2023. Con una certa dose di ottimismo l'inflazione 2022 è stata rivista leggermente al rialzo, al 2,6% .

La Fed ha reso dunque di fatto ufficiale il decoupling dalla Bce. Strade separate, poichè nella riunione di oggi Christine Lagarde manterrà lo status quo monetario, confermando che il piano di acquisti contro la pandemia terminerà in marzo. Resta da capire se ci saranno commenti circa le ipotesi circolate sul potenziamento del Qe da 20 miliardi al mese e sul possibile varo di uno strumento di contrasto in caso di forti tensioni sui mercati finanziari. Temporeggiare è però un imperativo per Francoforte.

Nonostante dalla Germania siano arrivati segnali di crescente malessere a causa di un'inflazione balzata al 6% e destinata a peggiorare in assenza di manovre al rialzo sul versante dei tassi.

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