Utili Telecom a 1,8 miliardi E nuova società per la fibra

Il gruppo, in guerra con Enel, cerca alleati nelle aree difficili. Bene il titolo (+2,6%), il 9 aprile le liste del cda

Maddalena Camera

La politica di contenimento costi impostata in soli nove mesi dall'ad Flavio Cattaneo sta dando buoni frutti sul fronte dell'utile. Così ieri i conti 2016 hanno evidenziato profitti per 1,8 miliardi, meglio delle previsioni. L'anno scorso la perdita è stata di 70 milioni ma, nel 2015, avevano pesato componenti straordinarie tra cui la conversione obbligatoria del bond del 2013 senza le quali l'utile sarebbe stato di 1,4 miliardi. Invariata invece la cedola solo per le azioni di risparmio a 2,75 centesimi. In crescita anche i margini, sopratutto nel quarto trimestre 2016. Positiva la Borsa, dove ieri il titolo ha chiuso a +2,6%.

Sul tavolo del cda, in scadenza e pronto per il rinnovo nell'assemblea dei soci del 4 maggio prossimo, l'ad Cattaneo ha anche illustrato una nuova strategia per la banda ultralarga, per far arrivare cioè almeno 30Mb al 100% della popolazione italiana entro il 2020. La proposta è una dichiarazione di guerra a Enel Open Fiber, che si è aggiudicata i bandi Infratel per le cosidette «aree bianche», quelle a fallimento di mercato. Ora anche Telecom punterà a quelle aree ma non da sola. L'ex-monopolista sta cercando soci che prendano la maggioranza di una società che sarà costituita ad hoc, per non doverla consolidare. In quelle aree Telecom porterà i 30Mb usando le infrastrutture esistenti, ma potenziate con un mix di tecnologie. In questo modo arriverà prima di Open Fiber, sottraendole dunque i potenziali clienti e accelerando anche la copertura a ultrabroadband del nostro Paese di circa due anni.

Novità anche sul fronte della governance. Entro il 9 aprile dovranno essere presentate le liste per il cda, con in cima quella di Vivendi che controlla Telecom con il 24,7%. E proprio sul fronte del controllo si è espresso il collegio sindacale. Un fatto questo che avrà un certo peso nella battaglia con Mediaset, di cui Vivendi ha acquisito quasi il 30% del capitale. Secondo la documentazione presentata dai sindaci infatti la posizione di Vivendi in Telecom è definita «di controllo» ai fini della procedura per operazioni con parti correlate. Ieri l'ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine è stato ascoltato in Agcom proprio su questo punto che renderebbe impossibile la scalata della società francese a Mediaset.

La nota dei sindaci che avvalora la tesi di Mediaset non è stata

condivisa però dal cda di Telecom, di cui de Puyfontaine è vicepresidente. La decisione dell'Agcom in proposito arriverà a fine aprile mentre la prossima settimana sulla questione saranno sentiti anche i manager di Mediaset.

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