Economia

«Con una valuta così il made in Italy soffoca»

Deaglio: «La soglia è a quota 1,30»

A questi livelli, l'euro è già una spina nel fianco delle imprese italiane. A esserne convinto è l'economista Mario Deaglio, che ieri ha presentato il XXI Rapporto sull'economia globale e l'Italia, realizzato in collaborazione tra il Centro Einaudi e Ubi Banca: «Credo che per l'Italia la soglia del dolore sia intorno a 1,25, al massimo 1,30 dollari». Già ci siamo, e la situazione sul fronte valutario potrebbe peggiorare, col rischio di sottrarre forza a un Paese come il nostro che cerca di recuperare il terreno perduto. Anche se un traguardo è stato raggiunto: «La crescita del Pil compensa quella del debito». Ma ancora non basta per colmare quel buco nella spesa in infrastrutture stimabile, dal 2007 circa, tra i 19 e i 21 miliardi l'anno. È lì, suggerisce il rapporto, che si deve intervenire per dare al Pil una spinta. «Con un Pil a +2-2,5% - afferma Deaglio - in 10 anni riusciremmo a ridurre il rapporto debito-Pil e a riassorbire in parte la disoccupazione, creando 2-3 milioni di posti di lavoro».

Ma come si fa a liberare risorse con i vincoli imposti dall'Europa? Deaglio prospetta una soluzione: «Siamo il quarto Paese al mondo per riserve auree, potremmo darle in garanzia al Fmi per ottenere una linea di credito. Sarebbe il momento di farlo». Dare un boost alla crescita potrebbe però non bastare in un momento in cui la globalizzazione è quasi in ritirata di fronte al protezionismo trumpiano e con la crescita anemica del commercio internazionale e delle economie in generale. Vanno così ripensate le politiche sull'occupazione, con un occhio rivolto in particolare ai giovani. C'è bisogno «di una fase di ideazione nuova, perché le politiche occupazionali e le relative risorse sono ritagliate su bisogni storici (la Cig e le grandi imprese) che non esistono più».

RPar

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