«Bene ha fatto la Consob a ripristinare le vendite allo scoperto sui titoli bancari e assicurativi - spiega Marco Giorgino, professore di finanza al Politecnico di Milano - : la protezione del mercato non può durare all'infinito. Se non è temporanea, il rischio è quello di alterare l'allocazione delle risorse».
Professore, non ritiene però che vi sia un rapporto di causa ed effetto tra la rimozione del divieto e l'indebolimento di ieri della Borsa?
«È una relazione che francamente non vedo. Se mai esiste, va verificata nelle prossime settimane, non certo nell'immediato. In ogni caso, a mio avviso una decisione simile non ha alcun impatto sulle quotazioni dei titoli».
Approva anche il timing scelto dalla Consob? Non c'è il rischio di creare nuova instabilità?
«Forse la Commissione avrebbe potuto aspettare ancora qualche settimana, ma credo che la scelta di non prorogare il divieto sia stata condizionata dai recenti segnali di stabilizzazione venuti dai mercati. Una situazione di ritrovata normalità fortemente correlata all'annuncio della Bce sullo scudo anti-spread e al sostanziale via libera ricevuto dal fondo salva-Stati Esm».
Mario Draghi, tra l'altro, ha detto di essere pronto a farsi carico dei compiti di vigilanza su tutte le banche dell'euro zona.
«L'Unione bancaria è la direzione giusta, in modo da evitare asimmetrie nei sistemi di vigilanza. Draghi viene dalla Banca d'Italia: bene, via Nazionale può dare lezioni a tutti su come si esercita l'attività di controllo».
Il ritorno sui mercati europei dei capitali stranieri è un segnale che il peggio è ormai alle spalle, nonostante la delicata situazione di Grecia e Spagna?
«È vero, l'Europa sembra di nuovo attrattiva. Si rivedono gli hedge fund, da non demonizzare: in situazioni di fragilità hanno un effetto dirompente, ma ovviamente non hanno come obiettivo quello di distruggere i mercati».
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