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Vino italiano da record per ricavi ed export. Ora piace anche ai fondi

Cantine Riunite è prima per fatturato segue Argea, il polo del gruppo Clessidra

Vino italiano da record per ricavi ed export. Ora piace anche ai fondi

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Il mondo del vino italiano piace sempre di più ai fondi di private equity, che vedono aumentare la loro partecipazione nei capitali delle principali imprese del 63,5% rispetto al 2020 e si attestano al 4,6% del totale. L'interesse dei fondi è motivato, se si pensa che nel 2022 l'Italia si è confermata prima al mondo per volumi prodotti (49,8 milioni di ettolitri, il 19,3% del totale mondiale) e per esportazioni (21,9 milioni, con una quota del 20,5%). In valore, invece, i vini italiani esportati all'estero sono secondi solo a quelli francesi: 12,3 miliardi contro 7,8. L'indagine dell'area studi di Mediobanca, che ha coinvolto le 255 principali società con fatturato superiore a 20 milioni e ricavi aggregati a 10,7 miliardi, restituisce un quadro positivo del settore anche per quest'anno con i maggiori produttori che si attendono una crescita delle vendite complessive del 3,3%, (3,1% per l'export).

La classifica dei produttori di vino per fatturato vede trionfare, per il 2022, Cantine Riunite & Civ con 699 milioni di euro (+10,1% sul 2021). Quest'ultimo è un primato che si consolida per il consorzio di cantine sociali delle province di Reggio Emilia e di Modena, che si è allargato nel 2002 con l'acquisizione di Cantine Maschio, produttore trevigiano di Prosecco. Tra i vari cavalli di battaglia si trovano l'etichetta di Lambrusco Albinea Canali, il Pignoletto di Gaetano Righi e il Prosecco di Cantine Maschio.

Secondo per fatturato il neonato gruppo Argea, a quota 455 milioni (+9,6%). Sotto questo tetto, a settembre dello scorso anno, si sono riuniti due marchi come Botter e Mondodelvino sotto la regia del fondo Clessidra, che tra le altre ha in portafoglio anche una quota dell'8,6% di Nexi. La società, guidata dall'ad Massimo Romani, ha marchi e cantine produttrici di molti vini tipici: Nebbiolo e Moscato per il Piemonte, Sangiovese e Trebbiano per la Romagna, Prosecco e Pinot grigio per il Veneto. Ma anche Montepulciano d'Abruzzo, Primitivo di Puglia e Nero d'Avola in Sicilia.

La terza piazza tra i produttori è occupata da Italian Wine Brands con ricavi a 430 milioni (+5,2%). Si tratta di un gruppo vinicolo privato, il primo italiano a quotarsi in Borsa a Milano dove capitalizza 217 milioni di euro. Nasce dall'unione di Giordano Vini e Provinco Italia. La posizione di amministratore delegato e presidente è ricoperta da Alessandro Mutinelli, ex revisore dei conti di Deloitte che è poi diventato nel 2008 l'azionista di maggioranza di Provinco Italia. La cantina storica è nelle Langhe, in Piemonte. Tra le etichette spiccano il Barolo, l'Amarone, il Prosecco, il Primitivo di Manduria. Tra le altre aziende produttrici, la cooperativa romagnola Caviro supera i 400 milioni di fatturato mentre sette cantine (Cavit, Santa Margherita, Antinori, Fratelli Martini, La Marca, Mezzacorona, Zonin) hanno ricavi compresi tra i 200 e 300 milioni.

Scorrendo i dati dello studio di Mediobanca emerge che il 2022 si è chiuso con un aumento del fatturato del 10% (+10,5% il mercato interno, +9,5% l'estero). I vini frizzanti (+16,9%) hanno accelerato più dei vini fermi (+8,2%). Mentre il mercato di sbocco principale per l'export rimane l'Ue al 37,1% (con la Germania al 23,9%), mentre gli Usa pesano per il 17%. Tra i canali di vendita si segnala il boom dell'Ho.Re.Ca (hotel, ristoranti, caffè) con un +19,9% a valore sul 2021. Cresce meno la grande distribuzione (+3,3%) mentre frena l'e-commerce (-3,7). Tra i rivenditori online spicca Vino.

com (43,3 milioni di ricavi), seguito da Tannico (33,5) e Bernabei (31,8).

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