Economia

Visco: "Il Pil? Non basta tornare al pre-Covid. Con i risparmi si cresce"

Franco: "Il taglio delle tasse è una priorità". Patuelli: "Favorire chi investe e non specula"

Visco: "Il Pil? Non basta tornare al pre-Covid. Con i risparmi si cresce"

Le famiglie italiane continuano a risparmiare, ma non sanno come trasformare queste risorse in crescita dell'economia reale. Mentre è proprio questo il punto diventato essenziale: uscire dalla pandemia dotando il Paese di un potenziale di crescita che massimizzi la spinta dei fondi Next Generation Eu.

È un po' questo il senso della giornata del risparmio, celebrata ieri a Roma sotto l'egida dell'Acri, l'associazione delle Fondazioni bancarie. Lo ha ribadito con la massima chiarezza il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco: «Per il nostro paese un ritorno ai livelli di attività registrati alla vigilia dello scoppio della pandemia non costituisce un obiettivo sufficiente». La crisi, ha colpito l'Italia «quando non erano ancora stati riassorbiti gli effetti della doppia recessione dovuta alla crisi finanziaria globale e a quella dei debiti sovrani, precedute da un lungo periodo di bassa crescita».

Ed è lo stesso Visco a ricordare anche che «dallo scoppio della pandemia i depositi di famiglie e imprese presso le banche sono aumentati di oltre 200 miliardi». Il Covid ha generato fattori «che hanno accresciuto il risparmio precauzionale e frenato l'accumulazione di capitale». A fronte di tali dinamiche, l'Italia resta il Paese europeo meno dinamico nel trasformare il risparmio in investimenti nazionali. Per esempio, il rapporto tra capitalizzazione e prodotto è in Italia inferiore al 25%, contro quasi il 100 in Francia, il 50 in Germania, il 40 in Spagna».

A far da spalla al governatore, il ministro dell'Economia, braccio destro di Draghi nel governo, Daniele Franco, ex direttore generale della stessa Bakitalia. La manovra per il 2022, ha detto il ministro, si pone l'obiettivo di «sostenere l'economia e la società nella fase di uscita dalla pandemia e rafforzare il tasso di crescita a medio termine», riducendo il carico fiscale e rafforzando sanità, investimenti, ricerca e sostegno alle politiche sociali. Il taglio del cuneo fiscale, ha aggiunto, è una priorità: e nella legge di bilancio sono appostati 8 miliardi di euro per il taglio del prelievo. Basterà?

Di sicuro, portare il risparmio dalla parte della crescita diventa un'operazione necessaria. Solo così il Pil può neutralizzare, con il tempo, il peso del nostro debito pubblico. Ne ha parlato anche il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, convinto assertore di una riforma fiscale che incentivi l'investimento sui mercati. L'Italia, dove «la pressione fiscale è superiore di 4 punti percentuali rispetto alla media europea sul lavoro e di 6 sui capitali investiti - ha detto Patuelli - ha necessità di distinguere fiscalmente gli speculatori dai risparmiatori cassettisti e diffondere l'azionariato popolare, rafforzando le radici e la solidità anche prospettica delle imprese». Patuelli, in rappresentanza delle banche, ha invitato anche a tenere alta la guardia sulla stabilità degli istituti di credito. «Le banche debbono affrontare la complessa fase successiva alle moratorie - ha detto - e prevedere prudenzialmente la crescita dei crediti deteriorati che non va sottovalutata o sopravvalutata, anche per non alterarne il mercato». E d'altra parte le banche non debbono essere costrette a svendere i deteriorati con scadenze troppo ravvicinate e rigide».

La spinta delle banche è ritenuta in ogni caso fondamentale dallo stesso Franco, per il quale «è importante in questo momento che le banche accompagnino le imprese una ad una nel percorso di uscita dal sostegno pandemico».

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