Visco spinge la Bad bank: «Serve a famiglie e imprese»

«Trattative in corso con la Ue». Ma il governo pensi a deducibilità fiscale e procedure di insolvenza. Il nodo della valutazione delle sofferenze

L'eredità della recessione si fa sentire ancora sui conti delle banche italiane. I crediti deteriorati sono triplicati rispetto al 2008, pesano sui bilanci e frenano gli impieghi. Per questo il progetto della «bad bank» non può essere abbandonato. Ignazio Visco ha dedicato una parte importante delle sue «Considerazioni finali», le quarte da quanto è governatore di Bankitalia, al mercato del credito.

Emergono «segni di miglioramento». Ma «alla fine del 2014 la consistenza delle sofferenze è arrivata a sfiorare i 200 miliardi, il 10% del complesso dei crediti». Poi ci sono altri «prestiti deteriorati» per 150 miliardi, «il 7,7% degli impieghi». In tutto, quindi, la contabilità ufficiale di Bankitalia ci dice che quasi 18% del credito erogato è a rischio. Mentre «prima della crisi, nel 2008», la consistenza era «nel complesso del 6%».

Da qui la necessità di una bad bank che si faccia carico, con una garanzia pubblica, delle sofferenze. Un tema al quale Visco ha dedicato pochi passaggi. Ma rilevanti: «Lo sviluppo di un mercato secondario dei crediti deteriorati, oggi pressoché inesistente, contribuirebbe a riattivare appieno il finanziamento di famiglie e imprese». Il governatore ha ricordato che Bankitalia sta proponendo da tempo iniziative in questo senso. «Stiamo collaborando con il governo a disegnarle, nel rispetto della disciplina degli aiuti di Stato. È in corso sul tema una discussione con le autorità europee che auspichiamo sia rapida e costruttiva». Passaggio che a molti è sembrato troppo tiepido, quasi il riconoscimento di uno stop alla creazione di una banca che contenga le sofferenze, non gradita a Bruxelles, vista come «aiuto di Stato». Ma in realtà dall'interno di Palazzo Koch filtra che la vera trattativa con l'Europa è appena iniziata, da poche settimane, ed è ancora tutta da condurre.

I nodi da sciogliere sono molti, ma non insuperabili. Visco ha fatto un riferimento diretto a due ostacoli quando ha segnalato l'anomalia del «trattamento fiscale delle rettifiche sui crediti», che in Italia è più sfavorevole rispetto agli altri Paesi Ue. Poi i «tempi molto lunghi e variabili delle procedure di insolvenza e recupero dei crediti», nell'ordine dei 7 anni contro una media Ue di 3. Due temi che chiamano in causa il governo, che deve trovare le soluzioni legislative che fornirebbero la necessaria architettura per la bad bank. Oltre a un'adeguata valutazione di quei 200 miliardi di sofferenze, che resta il punto decisivo. A queste condizioni la bad bank diventerebbe digeribile anche a Bruxelles. E in via Nazionale contano di farcela per fine anno.

Visco ha poi confermato l'allarme informazione in caso di crisi bancarie. Che, dall'anno prossimo, saranno gestite dalla Bce con regole nuove: il bail-in prevede che le risorse vadano «trovate in primo luogo fra gli azionisti e i creditori». Per cui anche la clientela deve essere a conoscenza delle nuove regole. «Specie quella meno in grado di selezionare correttamente i rischi, andrà adeguatamente informata del fatto che, nel caso detenga strumenti diversi da depositi e titoli garantiti, potrebbe dovere contribuire» al risanamento.

Confermato il giudizio positivo sulla riforma delle popolari del governo e l'auto riforma del credito cooperativo. «Non pochi intermediari, soprattutto di medie dimensioni, stanno valutando operazioni di concentrazione». E questa, per il governatore, resta la strada da perseguire.

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