Maddalena Camera
Per Consob Vivendi controlla Tim ai sensi dell'articolo 93 e dell'articolo 2359 del codice civile. Nonostante le smentite e i comunicati del gruppo francese l'Autorità di controllo della Borsa italiana, presieduta da Giuseppe Vegas, non ha dubbi. Il parere, che per obbligare Vivendi a consolidare la partecipazione nell'ex-monopolista delle tlc deve essere confermata dall'Amf, ossia l'autorità di Borsa francese, peserà comunque sulle decisioni del comitato incaricato dal governo per fornire un parere sull'esercizio del «golden power» su Tim da parte dell'esecutivo e sulla multa che potrebbe essere comminata, per non aver comunicato di avere il controllo, che potrebbe toccare i 350 milioni di euro.
Inoltre il gruppo controllato da Vincent Bollorè potrebbe anche finire per dover pagare fino a 3 miliardi di euro a Mediaset e Fininvest come risarcimento per il mancato acquisto della pay tv Premium. Ieri in realtà era atteso un altro verdetto sull'attività di Vivendi in Italia. L'Agcom doveva infatti decidere se i rimedi proposti dai francesi per ovviare alla doppia partecipazione in società di media (ossia Mediaset dove Vivendi ha il 29,9% ) e tlc (Telecom dove dispone del 23,9%) fossero congrui. Agcom però, pur non bocciando la proposta, ha preso solo visione della documentazione senza arrivare a una decisione. Vivendi ha proposto di passare la maggioranza della quota, pari al 19,19% dei diritti di voto, in un blind trust. Inoltre potrà decidere di cedere «in qualsiasi momento» tutte o parte delle azioni trasferite al gestore indipendente ma non a società controllate da Vivendi e Telecom. Le misure contenute nel piano «possono essere modificate o sostituite solo con il consenso dell'Agcom».
Ma a pesare è il durissimo verdetto della Consob, che ad agosto aveva ricevuto da Vivendi i documenti in cui sostiene di non avere il controllo su Telecom. A nulla dunque sono valse le argomentazioni di Vivendi che si concentravano sulle maggioranze assembleari. «La partecipazione in Tim - aveva scritto il gruppo francese - non è sufficiente a determinare l'influenza dominante sulle assemblee dei soci. Quanto alle norme riguardanti direzione e coordinamento sono finalizzate a definire e ad assicurare adeguata evidenza delle responsabilità derivanti dall'esercizio di un'attività imprenditoriale e di direzione». In 22 pagine Consob ha smontato le tesi di Vivendi. «La Commissione è pervenuta alla conclusione che - scrive l'Authority- a seguito dell'assemblea dei soci del 4 maggio con la quale Vivendi ha nominato la maggioranza dei consiglieri di Tim, la medesima esercita il controllo sulla società». Consob ha tenuto a segnalare che tre amministratori dei dieci di designazione di Vivendi (sui 15 totali del cda) ricoprono ruoli dirigenziali di vertice anche nel gruppo francese. Oltre all'ad Arnaud de Puyfontiane, Hervè Philippe e Frèdèric Crépin. Insomma un colpo duro per Bolloré che però nulla ha fatto per evitarlo. Il controllo di fatto potrebbe anche portare al consolidamento in Vivendi del debito monstre di Tim, pari a 26 miliardi, almeno per la quota parte: 6 miliardi.
Tim, in un comunicato in cui ha annunciato il ricorso al Tar, ha sottolineato che il provvedimento si discosta dalla consolidata interpretazione in materia di controllo societario a cui si è sempre attenuta. Anche Vivendi è pronta per il ricorso.
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