Economia

Vivendi richiama Bernabè in Telecom

Il manager torna in cda. De Puyfontaine in pole per la presidenza ma giochi aperti

Maddalena Camera

Arnauld de Puyfontaine occupa la pole position nella lista dei nomi, presentata ieri da Vivendi, per il rinnovo del consiglio di Telecom Italia. La società francese presieduta (e controllata) da Vincent Bollorè ha dunque deciso di rafforzare visibilmente la presa sulla governance nella società italiana, di cui è primo socio con quasi il 24%. In attesa dell'esame delle Autority nazionali e internazionali, Vivendi lascia tuttavia i gichi aperti sulla presidenza, ricandidando in lista anche l'uscente Giuseppe Recchi. In squadra anche un nome ad effetto, quello di Franco Bernabè, oggi presidente di Icbpi ed ex Rothschild, che è l'avisor storico di Bolloré. Bernabè rientra così da consigliere indipendente nella società che ha guidato come ad per due volte, nel 1999 e nel 2007, e di cui è stato presidente fino al 3 ottobre 2013. Le dimissioni sono avvenute in seguito al mancato aumento di capitale da parte degli allora soci di maggioranza (la Telco, che faceva capo a Intesa, Generali e Telefonica). Una misura che Bernabè aveva chiesto per accelerare la realizzazione della rete a banda ultralarga e alla decisione degli azionisti italiani di cedere il controllo agli spagnoli. Oggi tutto è cambiato: Telefonica non è riuscita a far vendere le attività brasiliane di Telecom e, a sua volta, ha poi ceduto il controllo ai francesi di Vivendi. Telecom è passata dall'influenza degli spagnoli a quella dei francesi, che per mettere insieme la quota di circa il 24% hanno speso circa 3,5 miliardi. Secondo fonti societarie il rafforzamento della governance su Telecom è dovuto proprio alla necessità di vegliare sull'investimento. Comunque sia il nome del futuro presidente, anche se ormai de Puyfontaine è più che probabile non è ancora certo. Recchi insomma resterebbe papabile, anche sulla poltrona di vicepresidente ma visti i colpi di scena di Bollorè, alcuni non escludono un eventuale ritorno di Bernabé: scenario però smentito da Vivendi, anche perché il top manager entrerà in cda come indipendente. Del board faranno parte anche Frederic Crepin che è general counsil di Vivendi. Mentre, tra gli indipendenti, ci saranno quattro donne. Riconfermata Felicitè Herzog con tre new entry: Marella Moretti, Camilla Antonini e Anna Jones. Oltre alla lista di Vivendi ci saranno anche i cinque nominati dei fondi, che portano così a 15 il numero degli amministratori in cda, uno in meno rispetto agli attuali 16. Assogestioni ha riconfermato le due donne già in consiglio, Lucia Calvosa e Francesca Cornelli che porta così a sei la «quota rosa». Comunque sia la governance definitiva della società telefonica italiana sarà resa nota solo il 5 maggio, giorno della convocazione del nuovo cda che sarà nominato dall'assemblea dei soci che si svolgerà a Milano il giorno precedente.

Sullo sfondo resta la complessa partita tra Vivendi e Mediaset, dove i francesi detengono una quota del 30%. Secondo qualcuno la possibile promozione di de Puyfontiane a presidente di Telecom vorrebbe significare per Vivendi l'intenzione di cedere la partecipazione in Telecom all'ex-monopolista del Paese d'oltralpe, Orange, per concentrarsi sulla scalata a Mediaset. La cessione della quota Telecom permetterebbe a Vivendi di sciogliere il problema dell'intreccio tra media e tlc, vietato dalla legge italiana su cui si deve pronunciare l'Agcom. Prendere il controllo di Mediaset è tuttavia molto difficile visto che il socio di maggioranza Fininvest ha una quota del 39% e, dal 13 aprile, può continuare a rafforzarsi ulteriormente nel capitale.

Ma come sottolineato dall'Antitrust Ue: «La strategia di Vivendi su Telecom non è chiara».

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