Economia

Volkswagen si schianta in Borsa

Dopo il caso delle emissioni diesel truccate negli Stati Uniti, il rischio di maxi-multa da 18 miliardi fa crollare il titolo del 17%. E Washington avvia un'indagine penale

Volkswagen si schianta in Borsa

È un terremoto che dagli Usa sta avendo una risonanza mondiale quello delle manipolazioni dei dati sugli scarichi delle auto diesel commesse dal Gruppo Volkswagen. Tant'è che la Casa Bianca avrebbe aperto sulla Casa automobilistica un'indagine penale per violazione delle norme anti-smog, mentre il ministro dei Trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, come riporta Bild , ha ordinato un esame sulle Volkswagen a gasolio in Germania. Ma lo scandalo pare destinato ad allargarsi, con l'Epa (l'agenzia Usa di protezione dell'ambiente) che ha allargato l'indagine su altre case automobilisti. A pagare per il momento è peroò VW: la possibile multa record di 18 miliardi di dollari che incombe sul colosso ha determinato il crollo del titolo a Francoforte: -17,4% per le azioni ordinarie (133,7 euro) e -18,6% (132,2 euro) per quelle privilegiate. In tutto, i soci di Volkswagen ci hanno rimesso quasi 15 miliardi, con la capitalizzazione che è piombata a 63,33 miliardi dai precedenti 76,24. Kepler Cheuvreux ha già avviato un downgrade sul titolo, portandolo da buy a hold ; tagliato drasticamente anche il prezzo obiettivo da 255 a 185 euro.

Lo scandalo, divampato in pieno Salone di Francoforte, lo stesso inaugurato la scorsa settimana dalla cancelliera Angela Merkel e che ha visto proprio il gruppo tedesco dettare le nuove regole sul presente e il futuro del settore, arriva anche a pochi mesi dalla consacrazione del colosso di Wolfsburg, scalzata Toyota, sul podio più alto del mondo. Un traguardo a lungo inseguito.

Due coincidenze, queste, che hanno sollevato una serie di supposizioni e speculazioni su chi avrebbe spifferato all'Epa la violazione del Clear air act. C'è chi tira in ballo i rivali di casa, cioè Bmw e Daimler-Mercedes, e c'è chi guarda invece alla vicina Austria e a una possibile vendetta trasversale dell'ex presidente del consiglio di sorveglianza, Ferdinand Piëch, estromesso dalla guida del gruppo a favore del suo ex delfino Martin Winterkorn, attuale ad. Una «vendetta» poco probabile, in quanto Piëch è, con la famiglia Porsche, un grande azionista. E i miliardi bruciati ieri sul mercato sicuramente non gli hanno fatto piacere. Comunque, una ritorsione verso Winterkorn l'ex numero uno l'ha già fatta, portando un suo uomo, Dieter Pötsch, alla carica di nuovo presidente del consiglio di sorveglianza, posizione ambita proprio da Winterkorn.

Ieri, intanto, Volkswagen ha annunciato la sospensione delle vendite dei modelli con motori 4 cilindri diesel Volkswagen e Audi negli Stati Uniti in seguito allo scandalo sulla falsificazione della misurazione delle emissioni. I modelli nel mirino (482mila) rappresentano il 23% delle auto Volkswagen vendute negli Stati Uniti in agosto. Coinvolte dall'indagine sono, tra gli altri modelli, Jetta, Beetle e Audi A3, vetture prodotte tra il 2009 e il 2015), nonché le Passat (2014-2015). I tedeschi sono accusati di aver progettato un software che inganna i controlli sulle emissioni. Winterkorn ha annunciato di aver ordinato un'indagine esterna e si è detto «profondamente dispiaciuto» per la violazione delle regole Usa. La mega-sanzione di 18 miliardi di dollari deriva dal fatto che per ogni veicolo coinvolto nella vicenda, il danno sarebbe nell'ordine di 37.500 dollari.

Resta da vedere se, oltre alla caduta dell'immagine, a Wolfsburg cadranno anche delle teste.

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