L'Italia potrebbe rientrare nel piano Gigafactory del gruppo Volkswagen. È stato l'ad di Audi, Markus Duesmann, a non escludere questa ipotesi che per il nostro Paese significherebbe un forte investimento, nuovi occupati e benefici per i fornitori. Dei cinque impianti europei dedicati alle batterie per la mobilità elettrica, tre potrebbero sorgere in Germania. Per gli altri due la gara è aperta. Solitamente, nel caso di nuovi siti, il gruppo seleziona due-tre candidati e, alla luce di una serie di variabili (infrastrutture, burocrazia, certezza della giustizia), fa la sua scelta, tenendo conto che dall'operazione ne guadagnerà anche dal punto di vista dell'immagine.
Il governo, che a breve sancirà l'accordo sulla Gigafactory di Stellantis, a Termoli, è chiamato adesso a sondare il colosso tedesco e capire le reali intenzioni. «Per l'Italia - osserva Roberto Benaglia, segretario generale Fim-Cisl - è importante diventare un Paese capace di attirare investimenti sulla mobilità elettrica. Il governo, da parte sua, ha approntato con il ministro Giancarlo Giorgetti un piano pluriennale sull'automotive, ma servono più risorse. E più arrivano occasioni, come quella ipotizzata, più se ne possono spendere in maniera mirata. C'è bisogno di un rilancio vero».
A questo punto, per il sindacalista occorrono soprattutto velocità e certezza di esecuzione dei finanziamenti. «I tempi relativi a Termoli - aggiunge Benaglia - sono infatti diventati troppo lunghi». A mancare, in questo caso, è ancora la firma di uno dei soci (Daimler) del consorzio Acc (con Stellantis ne fa parte anche TotalEnergies). Una formalità che dovrebbe comunque essere risolta nel mese.
Per la Gigafactory di Volkswagen potrebbe essere seguito l'esempio di alcuni anni fa, quando Audi puntò sull'Italia per la produzione del Supersuv Lamborghini Urus, con un investimento a Sant'Agata Bolognese di 1 miliardo e la creazione di 600 nuovi posti di lavoro.
Un'operazione alla quale concorsero (era il luglio 2014), per la parte
italiana, Stephan Winkelmann, presidente e ad di Automobili Lamborghini, l'allora ministro allo Sviluppo, Federica Guidi, e Giuseppe Tartaglione, in qualità di presidente Corporate Relations di Volkswagen AG nel nostro Paese.
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