La Yellen copre le carte sull'aumento dei tassi

La presidente della Fed: «Preoccupa il mercato del lavoro, ma i salari accelerano». La stretta dovrà però essere rinviata

Rodolfo Parietti

Prima si mostra spiacevolmente sorpresa: i dati sul mercato del lavoro Usa in maggio, quando sono stati creati solo 38mila posti, sono stati «deludenti» e «preoccupano». Poi, minimizza: «La crescita dei salari sta finalmente accelerando». Al tirar di somme, quindi, un rialzo dei tassi graduale rimane «appropriato». Alla vigilia della riunione del Fomc (il braccio operativo di politica monetaria), ospite del World Affairs Council di Philadelphia, la presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, si è mantenuta ieri sul vago, senza fare alcun riferimento al possibile timing della stretta. «È qualcosa su cui non abbiamo certezze e che si vedrà nel corso del tempo», ha spiegato. Parole ben diverse rispetto a quelle pronunciate, non più tardi di un paio di settimane fa, da alcuni governatori della banca centrale favorevoli a una rapida sterzata in senso restrittivo, da bissare quindi entro dicembre. I mercati accreditano zero probabilità che il giro di vite venga scodellato domani. Tutti convinti che le bocce resteranno ferme almeno fino a luglio, anche se alcune stime convergono su un unico intervento a fine anno, una volta chiusa la parentesi delle elezioni presidenziali. «Vedremo cosa succederà», si è limitata a rispondere la Yellen a chi le chiedeva se il mondo rischierebbe il crac economico in caso di vittoria di quel Donald Trump che vorrebbe sostituirla con un repubbblicano.

La prima donna presidente della Fed ha però ben altro a cui pensare. Più che alla Brexit, che pur «potrebbe avere ripercussioni economiche significative», è il gelido dato sull'occupazione del mese scorso, condito con la peggior performance trimestrale degli ultimi anni (la media mensile dei new jobs è scesa a quota 116mila), a essere un bel grattacapo. Di sicuro, lo stato di salute del mercato del lavoro ha tolto ogni spazio di manovra sui tassi e rallentato il processo di normalizzazione della politica monetaria avviato, a fatica, lo scorso dicembre col primo ritocco verso l'alto dal 2006. «In una economia abbastanza normale sarebbe appropriato avere tassi più alti», ha affermato la Yellen. Con ciò ammettendo che l'America non è ancora uscita dalla fase dell'emergenza. Del resto, la stessa Fed vede ancora quattro rischi per l'economia statunitense: domanda e produttività più lente, rischi legati all'inflazione e alla situazione oltreoceano.

La Yellen, comunque, rimane «cautamente ottimista». Le speranze sono tutte riposte in un miglioramento dell'economia, tale da permettere di centrare l'obiettivo di una crescita del Pil 2016 del 2,2%.

«Se i dati in arrivo saranno allineati con un rafforzamento delle condizioni del mercato del lavoro e con un progresso dell'inflazione verso il nostro obiettivo del 2%, come mi aspetto, è probabile che ulteriori incrementi graduali del tasso d'interesse sui fondi federali siano appropriati e utili a raggiungere e mantenere quegli obiettivi».

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