Economia

Edf: il 15% va sul mercato tra le polemiche

Edf: il 15% va sul mercato tra le polemiche

Alberto Toscano

da Parigi

Grazie alla regola del «doppio 15%» il primo ministro francese Dominique de Villepin spera di tarpare le ali alle polemiche sulla privatizzazione parziale del gigante energetico transalpino Electricité de France (Edf). Il primo 15% è il pacchetto del capitale Edf che verrà per ora privatizzato (l’Ipo inizierà venerdì), che consentirà l’introduzione in Borsa e l’inizio delle quotazioni il 21 novembre. Il secondo 15% è la porzione di questa quota minoritaria che sarà ceduta - a condizioni privilegiate - ai dipendenti del gruppo.
Per arrivare a questo risultato, Dominique de Villepin ha interpretato in modo restrittivo la legge dello scorso anno sul mutamento di statuto giuridico di Edf che autorizza la messa sul mercato di una quota di capitale del 30 per cento. Ma oggi in Francia i sindacati e i partiti dell’opposizione di sinistra sono scatenati contro le privatizzazioni, per cui il prudente primo ministro ha tentato di calmare le acque con una scelta davvero moderata. Obiettivo mancato, visto che le polemiche sono esplose ugualmente.
I sindacati minacciano scioperi, dicendo di non credere all’impegno governativo a mantenere al 15% il livello della presenza dei privati in Edf, che resta uno dei gruppi energetici europei più legati allo Stato (anche se all’estero non perde occasioni per approfittare delle liberalizzazioni altrui).
Ieri il primo ministro ha compiuto il passo decisivo verso l’apertura del capitale, firmando col presidente di Edf, Pierre Gadonneix, il «contratto di servizio pubblico», ossia l’accordo tra lo Stato e l’azienda, che - nell’apprestarsi a camminare con le proprie gambe - assume una serie di impegni, tra cui quello di portare l’energia in un villaggio anche se la cosa non è redditizia in termini puramente economici. Nell’occasione Gadonneix ha annunciato che Edf realizzerà nei prossimi cinque anni investimenti per 40 miliardi di euro (contro i 30 finora previsti) e ha aggiunto che almeno la metà di quella cifra verrà spesa in Francia. Come dire che i sindacati non hanno, secondo Gadonneix e secondo il governo, alcun motivo per denunciare un presunto pericolo di drastici tagli al personale.

Tra i programmi del gruppo c’è la messa in opera nel prossimo decennio delle centrali nucleari di nuova generazione Epr, alla cui realizzazione l’Italia è particolarmente interessata.

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