Lo strappo in Borsa di Edison, che ieri a fine seduta ha guadagnato il 3,84% (dopo aver sfiorato il +5%), dà la misura di come la vicenda sugli assetti proprietari della società energetica cominci a scaldare il mercato. Il tema è noto: i due azionisti - i francesi di Edf e gli italiani guidati da A2A - sembrano prossimi a un divorzio che, per il momento, non ha ancora delle linee precise. Negli ultimi giorni i colloqui si sono intensificati, ma anche ieri una riunione dei legali delle due società alla Consob non ha dato alcun esito concreto. Anzi, una nota ha precisato: «Nessun accordo»; di più: «Nessuna rassicurazione è possibile sul futuro raggiungimento di unintesa». Insomma, i soci si tengono aperte tutte le strade: anche quella che non cambi nulla, ma è la più improbabile. Sulla vicenda è rivolta lattenzione del ministero dello Sviluppo, per il quale è necessario che in Edison resti una bandiera italiana.
Di tempo ce nè: il 14 marzo è in calendario il cda di Edison sui conti, e - soprattutto - entro il 15 dovranno essere disdettati i patti di sindacato che uniscono italiani e francesi. Questa è la scadenza sostanziale, loccasione di un chiarimento su pesi e modalità delle partecipazioni (se non disdettati, i patti si rinnovano per 3 anni). Di questo infatti si sta discutendo, in un clima riferito da tutti come sereno e costruttivo; un accordo è dato per probabile a ridosso della metà di marzo.
Ma di che cosa si tratterà? Le discussioni, in questa fase, sembrano più orientate alle tematiche industriali che finanziarie, tenendo conto delle diverse vocazioni dei due soci di Edison: più orientata allidroelettrico A2A, più rivolta al gas Edf. La soluzione potrebbe essere una spartizione di asset; o meglio, uno scorporo di attività a favore di A2A e, parallelamente, un peso più decisivo di Edf sulla gestione di Edison, dove A2A manterrebbe poteri di indirizzo strategico. Le modalità potrebbero essere diverse. Transalpina di Energia (la società che controlla al 61% Edison in cui sono rappresentate pariteticamente Delmi, ovvero A2A, e Edf) potrebbe essere «smontata», e Edf potrebbe ricongiungere tale partecipazione con quella (19%) che possiede direttamente. Oppure Edf potrebbe assumere maggior peso in Tde. Ma in entrambi i casi scatterebbe obbligo di Opa sulle quote di minoranza. E su questa prospettiva scommette la Borsa.
A uneventuale Opa è indirettamente collegato il cda del 14; in quella sede infatti potrebbero essere decise svalutazioni di asset patrimoniali, ai quali sarebbe molto interessata proprio la componente francese perchè verrebbero resi più favorevoli i parametri su cui stabilire il prezzo di unofferta.
Un report di Mediobanca sottolinea come laccordo in arrivo per rivedere la catena di controllo di Edison metterà «finalmente fine a uno dei più stupefacenti esempi di accordi distruttivi di valore recentemente conclusi». Una coabitazione, secondo Piazzetta Cuccia, tuttaltro che felice.
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