Edison, tanti investimenti, sempre più gas

da Milano

Edison sempre più a tutto gas. Anche più di quanto non dicano le cifre del piano industriale 2008-2013 presentato ieri, che prevede infatti la cifra di 6,2 miliardi di investimenti, di cui 3,2 nel gas e 3 nell’elettricità. Mentre sul lato finanziario gli obiettivi sono una crescita annua del 7% del margine operativo lordo (anche se quello del 2008 dovrebbe essere in linea con il 2007), un aumento del 12% annuo del risultato operativo, un ritorno medio sul capitale investito del 10% e un indebitamento netto stabile, cioè relativamente poco significativo rispetto allo standard del settore. Ma proprio gli obiettivi economico-finanziari, giudicati «troppo conservativi» dagli analisti, non sono piaciuti alla Borsa, che ieri ha penalizzato il titolo del 4,3 per cento.
Torniamo agli investimenti che, in cifre, sono quasi alla pari tra gas ed elettricità. Ma se si guarda un po’ più a fondo nel piano si vede che in effetti fra cinque anni la «geografia» di Foro Buonaparte sarà profondamente cambiata proprio sul fronte dell’import di metano. Mentre su quello dell’elettricità si proseguirà sulla strada già intrapresa con l’obiettivo dichiarato del mantenimento di una quota di mercato intorno al 15 per cento.
Il che significa tre cose. Primo: una nuova centrale a ciclo combinato da 800 Mw per rispondere alla crescente domanda interna. Secondo: un miliardo di investimenti nelle fonti rinnovabili, con l’eolico in primo piano. L’obiettivo è passare dall’attuale potenza installata di circa 2.100 megawatt a 2.700 nel 2013: in pratica un aumento di potenza pari a quello della nuova centrale a gas che dovrà essere costruita. Ma con una spesa ben superiore. Terzo: espansione all’estero, in particolare in Grecia, Turchia e Balcani, con nuove centrali per circa mille Mw.
Quanto al gas, si passerà in pochi anni da 13 a 23 miliardi di metri cubi di gas importati. Un balzo importante (oggi l’Italia consuma 85-86 miliardi di metri cubi l’anno, ma sono destinati a crescere), ma ancora più importante è il «come» arriverà il gas, e da dove. Oggi, infatti, il grosso del metano viene fornito dall’Eni, domani Edison si approvvigionerà in buona parte direttamente dai Paesi produttori. Così dal 2008 6,4 miliardi di metri cubi l’anno arriveranno dal Qatar attraverso il rigassificatore di Rovigo, dal 2012 due miliardi dall’Algeria attraverso il Galsi (il nuovo gasdotto che passerà per la Sardegna), altri due sempre dall’Algeria, ma con il «vecchio» gasdotto Ttpc e infine 6,4 miliardi passando per Grecia e Turchia con il gasdotto Itgi che porterà il metano dall’Azerbajan. Piccolo particolare: per quest’ultima quota di gas mancano ancora i contratti con i fornitori. Altro particolare, decisamente divertente: da una tabella del piano industriale emerge chiaramente che, a fronte di un investimento del 10% nel rigassificatore dell’Adriatico, Edison avrà l’80% del gas importato; nel Galsi investirà il 18% ma avrà una capacità del 25%; nell’Igi (la parte Italia-Grecia dell’Itgi) investirà il 50% e avrà una capacità di trasporto dell’80 per cento.

Insomma, Edison non si svincolerà completamente dal vecchio fornitore (anche se acquisterà cinque miliardi di metri cubi in meno all’anno che oggi l’Eni importa dal mare del Nord) ma diventerà più autonomo e già dal prossimo anno comincerà a diversificare con il Qatar.

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