Edison, Zuccoli apre a Parigi: «I nostri interessi coincidono»

SVOLTE L’intesa non soddisfa, ma la trattativa si incrocia con l’uscita di scena di Gadonneix

«C’è una forte coincidenza di interessi tra noi e i francesi di Edf. Siamo entrambi d’accordo sull’opportunità di rivisitare la partecipazione in Edison per migliorarne la performance». Lo ha detto il presidente del consiglio di gestione di A2A, oltre che presidente della società di Foro Buonaparte, Giuliano Zuccoli, ieri al termine della presentazione del bilancio sociale del Politecnico di Milano. Questa sua dichiarazione ha aperto un nuovo capitolo nella vicenda del controllo del secondo produttore di energia italiano che si trascina da anni e più di una volta ha rischiato (e tuttora rischia) di trasformarsi in uno scontro con risvolti politici non trascurabili.
Edison è controllata al 60 per cento da Transalpina energia, che a sua volta fa capo pariteticamente al colosso francese pubblico Edf e alla Delmi, finanziaria che vede in maggioranza proprio la A2A di Zuccoli. È una coabitazione nata per tenere alto il vessillo dell’italianità ed evitare che Edison finisse già da tempo in mano ai francesi, i quali oltre al 50 per cento di Transalpina, possiedono una quota diretta del 18 per cento (e le due sommate li rendono, di fatto, gli azionisti di controllo). Questa situazione di parità formale, secondo i patti sottoscritti fra i partner, durerà fino al settembre del 2011. Però non funziona, non rende, non soddisfa gli azionisti. E tutti pensano che andrà rivista prima della scadenza.
Il presidente uscente di Edf, Pierre Gadonneix, ha detto che la sua società è disponibile a valutare varie ipotesi di soluzione. Ma Gadonneix il 12 novembre lascerà la poltrona ad Henry Proglio, e il pensiero di quest’ultimo non è noto. Giorni fa, in un’intervista al Sole 24Ore, qualcuno ha cercato di forzargli la mano. È stato Graziano Tarantini, presidente del consiglio di sorveglianza di A2A, oltre che presidente della Compagnia delle Opere di Brescia, il quale ha detto che la situazione non può andare avanti così e che bisogna trovare al più presto una soluzione. Da Parigi non sono arrivate risposte. Ed era ovvio: a meno di un mese dal passaggio delle consegne al vertice, una presa di posizione sarebbe stata addirittura illogica; in più Edf, uno dei massimi produttori mondiali di energia che sta affrontando investimenti in America e in Cina, verosimilmente non mette il dossier Edison in cima alla lista delle priorità.
Quindi la dichiarazione di Zuccoli va letta anche come un segnale a Tarantini: la trattativa con i francesi sarà gestita dal capo azienda, cioè da Zuccoli stesso. Il quale ha aggiunto di aver ricevuto mandato in tal senso dai soci di Delmi e di ritenere anche che sarebbe opportuno rivedere la forma duale di governance di A2A (argomento sul quale, peraltro, lo stesso Tarantini si era detto d’accordo).
La trattativa vera, inevitabilmente, si aprirà fra settimane, se non fra mesi. Le vie d’uscita sono sempre molte: da una presa del potere da parte di Edf, alla sua uscita; da una fusione degli asset elettrici di A2A in Edison con conseguente riduzione del ruolo dei francesi, alla creazione di una cordata italiana sponsorizzata dalle banche sulla falsariga dell’operazione Alitalia-Cai.
Sullo sfondo c'è sempre l’ipotesi spezzatino, smentita da tutti, ma mai del tutto accantonata.

Anche se, su quest’ultimo punto, Marc Boudier, responsabile del business internazionale di Edf, ha detto che il suo gruppo è disposto a esaminare con i partner italiani tutte le soluzioni, purché non minino l’integrità di Edison.

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