Il giornale più irriverente d'Italia sta per chiudere dopo 65 anni. L'annuncio lo ha dato il suo fondatore e direttore, Mario Cardinali. Dopo il numero di novembre il Vernacoliere sospenderà le pubblicazioni in vista di una riorganizzazione della redazione. Per farlo sapere Cardinali lo ha scritto in un lungo post dal sapore amaro pubblicato su Facebook. Ha voluto salutare i collaboratori con un augurio di poter continuare l'avventura.
"Nessuno è eterno - scrive - neanche Mario Cardinali - scrive il direttore -. Dopo sessantacinque anni di Vernacoliere, arrivato alla soglia dei novant'anni (ci manca ormai un mucchiettino di mesi, grinzosi anche quelli), si sente francamente un po' stanchino". Simpatica la citazione di Forrest Gump, quando il protagonista, dopo essersi messo a correre senza sosta girando in lungo e in largo tutti gli States (e venendo seguito da chi lo considera un guru), all'improvviso si ferma e dice: "Sono un po' stanchino".
Il direttore spiega che la sospensione è funzionale anche all'attesa di "tempi migliori". E aggiunge: "Vediamo un po' se dopo di me ci potrà essere qualcosa oltre il diluvio. Di menti valide ce n'è ancora parecchie nel gruppone che con me ha portato il nostro giornalaccio al record della durata satirica non solo in Italia ma qualcuno dice anche in Europa". Evidentemente (e giustamente) cerca qualcuno che porti avanti la sua creatura.
Tra i motivi per cui si è resa necessaria la sospensione Cardinali cita anche la "crisi sempre più profonda della carta, a dettar la nuova legge dell'editoria". Problema, quello dei costi, che unito ai cali delle vendite è comune a tutti i giornali, sempre più in crisi. Ecco, dunque, che un'idea per il futuro potrebbe essere guardare oltre la carta, ovviamente "monetizzando" in qualche modo la presenza sul digitale, perché senza entrate adeguate non vi può essere continuità editoriale.
Il Vernacoliere è nato nel 1982 sulle ceneri di Livornocronaca, il periodico locale di controinformazione libertaria, settimanale dal 1961 al 1969, poi quindicinale fino al 1972 e infine mensile col sottotitolo il Vernacoliere, che poi è diventato il nome ufficiale. Famoso innanzitutto per i titoli al fulmicotone, gli articoli satirici, le vignette e i fumetti, nei tempi d'oro è arrivato a vendere 80mila copie, attestandosi poi sulle venticinquemila degli ultimi anni (compresi gli abbonati).
Che sia, questa sospensione decisa da Cardinali, l'ennesima trovata per far parlare di sé e riaccendere i fari sulla rivista? Potrebbe essere, ma
l'impressione è che questa volta davvero Cardinali stia pensando che è arrivato il momento non tanto di passare la mano ma di assicurare un futuro al proprio giornale. Che, piaccia o meno, è un simbolo di libertà.