Politica

Effetto moltiplicatore

Neppure le previsioni più pessimistiche diffuse in queste ore sulle conseguenze della liberalizzazione dei ricongiungimenti familiari per gli immigrati extracomunitari rendono l'idea di che cosa accadrà nel nostro Paese nei prossimi cinque anni. Sulla base della mia esperienza di presidente della Commissione Stranieri e Immigrazione del Comune di Milano durante gli ultimi cinque anni, posso dire che, con un semplice decreto, il governo ha non solo rovesciato i criteri che dovrebbero ispirare una politica di «immigrazione sostenibile», ma anche posto le premesse per un collasso dei servizi sanitari e previdenziali e della situazione abitativa, soprattutto nelle grandi città dove si concentra la maggior parte degli extracomunitari. Una volta di più, possiamo parlare di follia al potere: una follia basata senz'altro sull'ideologia della sinistra radicale, ma anche sull'ignoranza di che cosa è la famiglia allargata africana, di quali sono le condizioni economiche dell'Africa sahariana e subsahariana e perfino di quel semplice concetto che è l'effetto moltiplicatore di una misura che - in pratica - sottrae il fenomeno immigrazione a qualsiasi controllo.
Con il collegamento tra permessi di soggiorno e contratti di lavoro, il governo di centrodestra aveva cercato di affermare il principio, ormai accettato in tutti gli altri Paesi europei, che è compito dello Stato selezionare, a seconda delle necessità economiche, chi ammettere nel Paese e chi no. Per questo, si era cercato di bilanciare il processo di regolarizzazione di chi in Italia aveva già un lavoro con una lotta più energica alla immigrazione clandestina, che comporta un flusso di persone non selezionate, non previste e spesso non assorbibili nel nostro tessuto sociale. In questo quadro, la Bossi-Fini aveva anche ristretto le maglie dei ricongiungimenti familiari previste dalla Turco-Napolitano, pur non riuscendo a fermare del tutto gli abusi dovuti a mancanza di controlli adeguati e false autocertificazioni: secondo l'ex sottosegretario agli Interni Mantovano, si sarebbe così riusciti a contenere i ricongiungimenti nel limite, peraltro già alto, di 300.000 l'anno.
Con il nuovo decreto governativo di limiti non ce ne saranno praticamente più: arriveranno, a richiesta, padri, nonni, zii, che una volta ottenuto il permesso di soggiorno e installati in Italia potranno a loro volta fare arrivare altri padri, nonni, zii, ecc., in una specie di umana catena di Sant'Antonio. Se a questo si aggiunge la difficoltà a stabilire i reali gradi di parentela di persone provenienti da Paesi privi di una seria anagrafe e dove i controlli sono spesso impossibili, rischiamo di aprire le porte a tutti i «disperati» della terra, o almeno di quei Paesi che hanno già in Italia consistenti teste di ponte, senza alcuna possibilità di fermare nessuno, neppure chi è già stato colpito da un decreto di espulsione. Perfino la norma prudenziale di condizionare i ricongiungimenti alla capacità di mantenere i nuovi arrivati è stata abrogata.
In questa ottica, le stime sui potenziali nuovi arrivi sono ipotetiche, perché il bacino cui questo nuovo filone di immigrazione attingerà è praticamente infinito. Comunque, che la prima ondata dei parenti in arrivo sia di uno, due, o addirittura tre milioni di individui (una cifra che rende quasi trascurabili quelle della immigrazione clandestina attraverso il canale di Sicilia), le conseguenze sono facilmente immaginabili.
1) Le condizioni abitative degli immigrati extracomunitari, già ora poco soddisfacenti, peggioreranno sensibilmente, perché ognuno sarà costretto ad ospitare i nuovi arrivati privi di risorse proprie. Si accentuerà perciò il degrado dei quartieri ghetto e aumenterà a dismisura la domanda di case di edilizia popolare a scapito dei richiedenti italiani.
2) Non sappiamo quali qualifiche e capacità lavorative porteranno i nuovi arrivati, ma certamente non saranno all'altezza della domanda. Molti, probabilmente, saranno anziani non più in condizione di lavorare, o comunque non in grado di apprendere nuovi mestieri. Avremo perciò un aumento del tasso di disoccupazione tra gli immigrati, con conseguente necessità di costosi interventi pubblici di sostegno.
3) È da prevedere un forte aumento di lavoro per il servizio sanitario nazionale. Visto il criterio adottato per i ricongiungimenti, è inevitabile che una elevata percentuale dei nuovi arrivati sia - almeno per i nostri standard - in precarie condizioni di salute; e anche quelli che staranno discretamente approfitteranno, appena in regola, per ottenere gratuitamente le cure che non hanno mai ricevuto al loro Paese. Per giunta, con la modifica della legge sulla cittadinanza, è da prevedere una vera alluvione di donne incinte.
Per stare al passo con il resto dell'Europa - si veda, solo per fare l'ultimo esempio, la nuova legge francese - questo sarebbe stato il momento di introdurre norme più severe e selettive. Sotto la spinta delle sue frange estreme - ricordiamo che il ministro della Solidarietà Ferrero è di Rifondazione - il governo ha deciso di fare l'esatto contrario, mettendo addirittura a repentaglio la nostra appartenenza a Schengen.

Se l'aria che tira è questa, non ha alcun senso chiedere, come ha fatto Amato, l'aiuto dell'Europa per pattugliare il Canale di Sicilia: tanto, le carrette che intercettiamo le trainiamo comunque a riva, e quando saranno stati aboliti anche i Centri di Permanenza temporanea, perfino i «disperati del mare» finiranno con l'essere nella loro grande maggioranza accolti, attirandone sempre di più, sempre di più, sempre di più.

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