Elettori sul palcoscenico Così nasce il partito delle «persone perbene»

(...) E non è un caso che il titolo che abbiamo dato al convegno di lunedì sia proprio «Ripartiamo da zero». Occorre demolire scientificamente quel poco che è rimasto in piedi, soprattutto se coloro che continuano ad abitarci dentro, avulsi dalla realtà e dalla storia, non si rendono conto che fuori il mondo è cambiato. Può essere ingiusto, alcuni possono essere innocenti, alcuni si credono tali, alcuni lo sono davvero.
Come tutte le rivoluzioni, anche quella delle amministrative rischia di travolgere sia i colpevoli, sia gente perbene che non c’entra assolutamente niente. Anzi, è più facile che si salvi qualche colpevole e che magari soccomba qualche innocente.
In questo quadro, con la rappresentanza moderata (ma dobbiamo anche trovare un’altra parola per definire il nostro mondo) quasi azzerata a ogni livello, occorre dire che il re è nudo. Noi l’abbiamo sempre fatto, spesso sbeffeggiati, quando non apertamente osteggiati dai colpevoli del disastro e dai loro trombettieri. Ora, però, è venuto il momento della resa dei conti, l’ora in cui i nodi vengono al pettine.
E quindi diamo appuntamento a tutti lunedì al teatro della Gioventù, con lo spirito di Savignone. E l’invito è aperto a tutti: eletti, militanti, simpatizzanti, maggioranza silenziosa, ma soprattutto persone perbene. Senza distinzione di destra o sinistra. L’essere perbene non comporta che venga richiesta la carta di identità o che venga controllato il colore della maglietta all’ingresso e, anzi, mi fa enorme piacere che ci abbia chiamato per venire ad ascoltare il nostro amico tesoriere regionale del Pd ed assessore al Bilancio a Santa Margherita Ligure Giovanni Raggi, testa pensante che sono orgoglioso di ospitare spesso con le sue riflessioni e le sue analisi in queste pagine. Raggi ci segue con attenzione fin dai tempi del primo incontro a Savignone e, anche se non so quale sarà il futuro dei moderati e dei riformisti italiani, so che vorrei essere a fianco di Giovanni dovunque esso sia. Le buone idee e l’amore per il pensiero non hanno colore.
Per essere chiari, diamo subito le regole di ingaggio. A partire da un piccolo particolare, estetico, ma che a mio parere è molto importante per capire lo spirito che c’è dietro questa iniziativa: non ci saranno posti riservati. E, per assurdo, se dovesse sbucare Mario Monti avrebbe lo stesso identico trattamento di tutti gli altri. Idem Alfano. Idem chiunque. Se arriva per primo si siede in prima fila, se arriva per tempo e i posti abbondano si siede, se arriva tardi e non ci sono più posti sta in piedi, se la sala è piena sta fuori.
Non è arroganza e nemmeno scortesia. Ma, molto più semplicemente, un piccolo segno di un grande ragionamento: e cioè che si azzera tutto, che non accetteremo più gente che viene a darci lezioni dal pulpito, spesso senza averne titolo, e che chi lavora dal basso venga zittito da chi è abituato solo ad occupare comode poltrone. Ancora per poco, in molti casi, senza rendersi conto che tutto il lavoro per tenersi attaccati a quelle poltrone con il vinavil è assolutamente inutile se gli elettori segano le gambe di quelle stesse poltrone. Quindi, la prima regola è che ciascuno vale uno (che, fra parentesi, è uno dei motivi del grande successo del Movimento Cinque Stelle) e che non ci sono leader e leaderini più uguali degli altri.
Poi, ci sono le regole d’ingaggio. Anche negli interventi, i politici non avranno la precedenza, ma saranno trattati come tutti gli altri. Insomma, nessuno pensi di venire a fare la sua lezioncina, per poi magari andarsene appena ha finito la sua prolusione in cui ci spiega il mondo. Se l’idea è questa, consiglio a chi ce l’avesse di stare tranquillamente a casa. Ne faremo volentieri a meno.
Seconda regola: ciascuno avrà a diritto a un intervento con tempi rigorosamente contingentati. A me toccherà il ruolo non simpaticissimo, ma essenziale, di mettere a tacere chi sfora, con tanto di orologione e campanaccio per richiamare i logorroici. Gli organizzatori (se non altro perchè ci mettono i soldi per la sala) avranno sei minuti a testa, tutti gli altri tre minuti, indipendentemente da nome e ruolo. Tutti potranno parlare - a proposito, vi chiediamo di rimanere, se possibile fino alla fine, visto che c’è solo da imparare, ascoltando tutti - e, se non ci sarà tempo per tutti coloro che lo richiederanno, ci ridaremo appuntamento a breve per dare spazio anche agli altri.
Con una sola promessa: andremo avanti finchè non porteremo a casa qualcosa. Non per noi, ma per tutti coloro che sono sempre considerati carne da macello elettorale, buoni il giorno delle elezioni e magari per fare i banchetti.

E per tante persone perbene che hanno diritto ad essere degnamente rappresentate.
Insomma, per una volta, dopo essere stata tante volte pronunciata a sproposito da gente che non lo meritava per identificare un partito, la parola popolo avrà un senso.

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